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06.06.2022 #arte

Jacopo Ascari

Destino dell’urbanistica

“In un momento in cui le città vengono danneggiate, dobbiamo ripensarle nella loro immagine più alta”

Le città sono di chi le abita. Ma cosa significa città? Molte cose, ma la prima parola è “persone”. Perché è l’essere umano a rendere vive le città, senza di questo ci sono solo edifici senza anima. Jacopo Ascari lo sa, ed è per questo che nelle sue opere le storie delle persone sono connesse alla città. Nei suoi quadri tutto è mescolato, è impossibile rimuovere qualsiasi parte. Così l’architettura diventa moda, la moda diventa spazio pubblico e la mappa diventa cielo.

Partiamo dall’inizio, come sei arrivato a essere un artista?

Sono nato a Modena ma sono cresciuto a Milano in un ambiente artistico, stimolante e creativo. Mi sono laureato con lode in Urbanistica al Politecnico di Milano. Ma sapevo che le mostre d’arte erano la mia vera passione, così mi sono trasferita a Venezia e ho iniziato a lavorare per la Biennale Arte, nel dipartimento di arte visiva e architettura. Dopo due anni sono tornato a Milano e ho lavorato per uno studio d’arte contemporanea. Poi è arrivato il lockdown per colpa del Covid-19 e ho semplicemente capito che volevo fare l’artista, così ho iniziato alcune collaborazioni con diversi marchi e studi di architettura. In quel momento la mia estetica stava venendo fuori: sono ossessionato dai dettagli mentre disegno. D’un tratto, ho lasciato il mio lavoro e ho aperto il mio studio. Negli stessi giorni, una galleria ha visto le mie opere e mi ha chiesto di realizzare un nuovo progetto dedicato alla città. È così che è nato Ascari Atelier Milano. Un progetto che unisce il design urbano a Milano, luogo in cui nascono storie di moda uniche.

Hai una grande passione per la moda, che rivediamo nelle tue opere d’arte. Un luogo dunque che raccoglie moltissime tue passioni…

Mi piace disegnare un mondo interconnesso. Dove l’architettura diventa moda, la moda diventa spazio pubblico e la mappa diventa cielo. Nelle grandi città come Milano tutto è vive in relazione a qualcos’altro. Volevo raccontare questa storia, dove è semplicemente impossibile rimuovere qualsiasi parte.

Mentre disegni a cosa pensi?

Ho molti mentori nella mia testa, e tutto inizia sfogliando i loro cataloghi. Pittori, architetti e designer, come Giorgio de Chirico, Massimiliano Fuksas, Franco Moschino, Rossella Iardini e Donatella Versace. Mentre disegno, penso a loro, alle loro storie straordinarie e cerco di evocare il loro immenso talento. Poi qualcosa viene fuori.

Nelle tue opere ci sono molti rimandi, a volte anche un po’ complicati da capire a colpo d’occhio. Chi acquista le tue opere pensi sia in grado di cogliere la tua narrazione?

Sì, certamente. Ad esempio credo che il mio lavoro, Atelier Ascari Milano, abbia raggiunto efficacemente il pubblico. Ora dobbiamo vedere il prossimo.

Hai anche molte collaborazioni con diversi brand. In che modo riesci a donare la tua arte al brief di un cliente, che non sempre incontra un tuo pensiero artistico.

In realtà è molto divertente e interessante. Quando il cliente vede un coinvolgimento emotivo, inizia una conversazione. E, con questo dialogo, si diventa parte della storia del brand. Questo è molto affascinante. Diventi una specie di narratore.

L’arte si muove velocemente e arrivano gli NFT, un’arte molto lontana dalla tua. Ma hai mai pensato di realizzarne uno?

Una galleria di Lugano mi ha proposto di realizzarne una con le mie opere. Hanno visto la mia mostra e vorrebbero animare i miei disegni. È sicuramente qualcosa di nuovo e interessante, ma io amo disegnare, quindi ci sto ancora pensando.

Girando per le città ti è mai capitato di vedere piazze o luoghi poco funzionali alla vita pubblica?

Ci sono così tante piazze che sono poco funzionali alla vita pubblica. Mi piace ridisegnarle, dare loro una nuova mappa. Per esempio c’è un’opera nella mia ultima mostra, “Destino dell’urbanistica”, in cui ho ridisegnato piazza Piemonte a Milano. Questo luogo è molto caotico, c’è un parcheggio sotterraneo e non ci sono molte aree verdi. Ad esempio, nel mio quadro, l’ho immaginata come una piazza dove ci si può sdraiare con un’opera d’arte postmoderna al centro.

Raccontaci allora di questo ultimo lavoro: Destino dell’urbanistica.

Questa mostra è uno studio illustrato che ci porta a riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente e sul ruolo dell’architetto nel mondo contemporaneo. Lo studio Elpada, una società di ricerca immobiliare che riscopre luoghi nascosti di Milano, mi ha chiesto di pensare a un’installazione site-specific per presentare il loro nuovo progetto “Ville Urbane”. Per questa mostra site-specific mi sono concentrato sui giorni nostri, un periodo complesso sotto molti aspetti. Ho iniziato a lavorare a questo progetto in aprile, quando in televisione guardavamo continuamente immagini di città distrutte a causa della guerra in Ucraina. Guardando queste immagini, in cui le città erano danneggiate, ho pensato alle diverse sfere della vita urbana. Ho lavorato a diversi schizzi che raccontano le diverse dimensioni di Milano. Per esempio c’è il tempo libero, rappresentato dall’Arena di Parco Sempione, e poi c’è la dimensione residenziale con gli edifici di Libeskind. E ancora Piazza Piemonte, di cui ho parlato prima, poi la dimensione religiosa, l’ospedale e quella politica. Sono partito da piccoli schizzi per poi realizzare dei quadri di 2×2 metri. Queste opere sono collocate all’interno del cantiere di ‘Ville Urbane’ e sono posizionate creando una città ideale in cui si può camminare. In un momento in cui le città vengono danneggiate, dobbiamo ripensarle nella loro immagine più alta.

E parlando delle collaborazioni, puoi svelarci qualcosa?

Durante la Design Week collaborerò con Alessandro Enriquez. Ha disegnato una collezione di letti per Vispring e mi ha chiesto di creare 15 tavole ispirate ai sogni per supportare la presentazione. Per quanto riguarda la settimana della moda maschile, collaborerò con Moreschi per il lancio della nuova collezione.

 

Interview : Flavio Marcelli

Photos : Ludovica Arcero  

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