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06.06.2022 #design

Lee Broom

Luce sul presente attraverso il passato

“Non credo si debba essere credenti per essere catturati dalla bellezza dei luoghi di culto”

Dall’architettura del dopoguerra alla Divine Inspiration, l’ultimo lavoro di Lee Broom è una serie di sei nuove collezioni di luci. Per celebrare il 15° anniversario della sua azienda, il designer britannico ha presentato il progetto da Blindarte in Brera durante la Milano Design Week. L’allestimento ci porta in un viaggio ispirato ai luoghi di culto, esplorando come i luoghi sacri, immersi nella luce del sole, siano spesso evocativi di quiete, riverenza e contemplazione. In questo viaggio, il creativo fa riferimento al brutalismo, al minimalismo, agli anni ’70 e persino ad atmosfere gotiche ed evanescenti. Ogni singola collezione è ispirata a un diverso luogo di culto. Dopo aver scoperto le prime due sale, Pantheum e Hail, i visitatori seguono una piccola scala fino alla terza sala, Altar, un’ode all’esplorazione di Broom delle forme angolari delle chiese e degli altari del Mid-Century. La visita prosegue con la collezione Vesper nella quarta sala, ispirata alle semplici linee geometriche della scultura brutalista e alle luci delle cattedrali moderniste, e con la collezione Chant. Infine, ultima ma non meno importante, e molto cara al cuore del designer, è la sala Requiem, una serie eterea di pezzi in edizione limitata scolpiti dalla mano di Broom nella sua fabbrica di Londra.

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Partiamo della sua ultima collezione presentata alla Milano Design Week…

La mia serie di luci è ispirata ai luoghi di culto. Sto esplorando come la luce sia spesso legata a luoghi sacri, evocando un senso di quiete, riverenza e contemplazione. Dall’antichità ai giorni nostri, ma in particolare guardando all’architettura brutalista, indago i luoghi di culto e il linguaggio del design monumentale in relazione all’architettura religiosa, agli interni e agli artefatti. Quando ho iniziato a progettare questa collezione, che segna il 15° anniversario del mio marchio, ho deciso di guardare indietro ad alcune delle cose che mi hanno ispirato a diventare un designer. Ho iniziato a guardare a un periodo dell’architettura che amo e con cui sono cresciuto: l’architettura brutalista. Approfondendo, la mia attenzione si è rivolta ai luoghi di culto brutalisti. Questo mi ha condotto in un viaggio affascinante alla ricerca di cattedrali, templi e chiese dall’antichità alla metà del secolo scorso, fino ai giorni nostri. In questa collezione ci sono pezzi ispirati al Pantheon di Roma, altri ispirati alla Cattedrale di Coventry nel Regno Unito. Volevo creare una collezione di illuminazione che evocasse lo stesso senso di soggezione e misticismo di quegli edifici e dei loro interni. Non si tratta di una collezione religiosa, ma di una riflessione sull’impatto che l’architettura, gli interni e i manufatti religiosi hanno avuto sulla psiche e sulla storia dell’arte e dell’architettura. Non credo che si debba essere religiosi per essere commossi o ispirati quando si entra in un luogo di culto.

Quali sono i punti di forza di questa nuova collezione?

Probabilmente la serie “Requiem”, che è l’ultima collezione che si vede alla fine del viaggio. Festeggiamo il nostro 15° anniversario e, quando questo accade, si guarda indietro al proprio lavoro. Ricordo che all’inizio facevamo molti più pezzi in edizione limitata e che io ero più attivo. Quando l’azienda diventa più grande, i processi produttivi diventano più complessi. Per questo ho voluto tornare alle origini e creare personalmente ogni pezzo di Requiem. Questa collezione specifica si ispira ai drappeggi di marmo delle statue antiche e delle sculture sepolcrali. Ogni pezzo sembra senza peso e fluido, ma è solido nella forma, realizzato drappeggiando a mano tessuti in gesso. È stato così bello per me tornare in fabbrica e sporcarmi le mani!

Lei ha lavorato con diversi marchi di moda, tra cui Christian Louboutin, Mulberry e Bergdorf Goodman. Come nascono queste collaborazioni?

Arrivano e basta, non le cerco, anche perché siamo molto concentrati sul nostro lavoro. Ma adoro unire le forze con altri marchi e mi piace il processo di collaborazione con un’altra azienda, perché metto la mia mente in una direzione diversa da quella in cui mi muovo normalmente.

La Brexit ha influito sulla sua attività?

Sì, ma stiamo adottando molte misure e attività diverse per riuscire a superare questo problema e gestire l’azienda nel modo più efficace possibile. Ma è una sfida per le aziende trovare il tempo per farlo. Anche portare i prodotti dal Regno Unito a Milano per la Design Week è stato molto impegnativo.

Una questione delicata al giorno d’oggi è la sostenibilità nella realizzazione di un nuovo prodotto. Come l’affrontate?

In realtà la affronto direttamente nella fase di progettazione. Se lo si fa, si garantiscono prodotti più sostenibili. All’inizio della progettazione di un prodotto, quando pensiamo ai materiali e ai metodi di produzione, parliamo di sostenibilità. Significa che si possono escludere le cose che si sa non essere sostenibili.

Cosa significa per lei il Fuorisalone?

È un evento importantissimo per noi. È un evento di design globale e non esiste un altro salone come questo. Sono molto contento di tornare qui dopo 4 anni. È passato molto tempo.

Cosa si aspetta da questa stagione?

Non ho aspettative in questo momento, ci siamo concentrati molto sulla realizzazione di questa collezione. Al momento, credo che stiamo solo elaborando ciò che accade piuttosto che ciò che accadrà. Ma spero soprattutto che la gente apprezzi la nostra presentazione e si goda questa esperienza.

 

       Interview : Flavio Marcelli

        Photos : Ludovica Arcero  

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