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03.11.2022 #arte

Luigi Fassi

Artissima trasforma Torino nella capitale dell’arte contemporanea

“Le Transformative Experience sono quelle che rivoluzionano la nostra vita. Un po’ come l’Arte”

È considerato un curatore globe-trotter. Perché prima di approdare alla direzione di Artissima, la fiera d’arte contemporanea che si terrà a Torino dal 4 al 6 novembre, Luigi Fassi ha girato il mondo. Una vita in continuo movimento da New York a Helsinki, da Tel Aviv a Graz, in Austria, da Dubai fino a Marsiglia. L’ultimo incarico, prima di essere scelto dal consiglio direttivo della Fondazione Torino Musei alla guida della fiera torinese, è stato al MAN di Nuoro, che ha diretto fino al 2018. Oggi, dopo tanto girovagare, Fassi è finalmente tornato a casa, nella sua Torino  dove è nato 44 anni fa. Per l’edizione 2022 ha scelto il titolo di “Transformative Experience”. Incontriamo Fassi poche ore prima dell’inaugurazione per approfondire la questione.
Cosa è esattamente una Transformative Experience?
È un concetto elaborato dalla filosofa americana L. A. Paul. Paul ci insegna che le esperienze “personalmente trasformative” sono quelle che segnano dei bivi nella nostra vita, quelle destinate a far evolvere la nostra persona e i nostri valori, come nella scelta di poter divenire genitori o cambiare in maniera importante il progetto della propria vita. Sono esperienze che non possono essere sostituite da nulla e non sono anticipabili razionalmente. Dobbiamo accettare, spiega sempre Paul, che queste esperienze aprono alla dimensione dell’ignoto. Per questo motivo abbiamo invitato la filosofa a parlare ad Artissima nella convinzione che l’arte sia un’esperienza trasformativa e che chi la vive sia già un abituale frequentatore dell’ignoto.
Cos’ha di diverso questa Fiera rispetto a tutte le altre?
Oggi Artissima è dopo quasi trent’anni una fiera indipendente, non legata a gruppi fieristici industriali o a network globali. Ha il privilegio di investire tutta la sua energia nella scoperta, nello scouting globale a favore di giovani gallerie e giovani artisti. I collezionisti che vengono qui sanno che troveranno gallerie e artisti che non sono ancora presenti nella loro agenda. È una vera linea strategica. Ma non solo. Artissima è anche una fiera che si rivolge direttamente ai curatori e alle istituzioni per offrire aggiornamento, scambio e relazioni incrociate. Negli anni la Fiera ha imparato a nutrire collezioni di musei e istituzioni, a partire da quelle del proprio territorio, come il Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli e della GAM, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
È stato direttore del MAN di Nuoro per 5 anni. Quali sono le differenze principali tra curare una mostra e curare una fiera?
Una fiera ha tempi più accelerati rispetto alle gallerie d’arte. Offre al pubblico uno scenario in continuo movimento dove percezioni, valori e significati sono affidati a poche giornate dove prevale il senso di una produttiva frenesia. Il curatore di una fiera può nel contempo portare sensibilità verso il lavoro delle gallerie e degli artisti, contribuendo a costruire con loro dei contenuti più solidi.
Chi è il collezionista tipo che verrà all’Oval Lingotto?
È un collezionista che non segue i passaparola ma ha voglia di scoprire tutto da solo. Non ha un’attitudine speculativa ma è aperto alla scommessa e alla condivisione.
Riuscirebbe a riassumere Artissima in tre sole parole?
Torino, Italia, mondo.
Come è cambiato in questi anni il rapporto fra l’arte e la città di Torino?
La relazione è cresciuta a più livelli: dalla costruzione di grandi collezioni di arte italiana e internazionale in ambito pubblico e privato fino alla crescita di giovani artisti. La città ha sviluppato una porosità operativa che produce un interscambio virtuoso e continuo tra Artissima, le istituzioni e le gallerie cittadine e progetti di arte pubblica come le Luci d’artista. Si è affermato così un brand territoriale che oggi ha trasformato la nostra città in un luogo dove l’arte contemporanea è un genius loci, un’intelligenza a servizio della comunità e al tempo stesso un veicolo di costruzione di un network relazionale globale. Il mio auspicio è che Torino possa rafforzare questa sua capacità di attrarre artisti.
Per Miuccia Prada il modo migliore per vivere un’opera d’arte è viverla rapidamente. “Ciò che conta è la prima impressione”. È d’accordo?
Le rispondo citando il critico americano Clement Greenberg. Egli diceva che l’assenza di regole per definire la differenza tra ciò che è arte da ciò che non lo è costituisce uno degli aspetti più affascinanti dell’arte, in quanto bisogna scoprire da soli i suoi criteri di qualità. L’arte diventa così un fatto di intuizione e di esperienza individuale. Un modo per dire che tutti possono riconoscere il valore di un’opera attraverso la sua capacità di connettersi con la nostra vita e le nostre emozioni.
A proposito di connessioni. Cosa pensa degli NFT nell’arte?
Sono in una fase di osservazione. Sto cercando di capire se diventerà un vero medium artistico. Lo scorso anno Artissima ha inaugurato il progetto Beyond Production dove si esplorava il rapporto fra arte e NFT. Quest’anno Beyond Production affronterà il tema del metaverso.
Controindicazioni per l’ingresso del metaverso nell’arte?
Lo stabiliranno gli artisti. Saranno loro a decidere se questo nuovo mondo diventerà organico al loro lavoro aprendo nuovi scenari di creazione e immaginazione.
L’arte deve essere sempre etica?
L’arte non bisogno di alcuna giustificazione. L’arte ha il dovere di permettersi qualsiasi cosa.
Per cosa sarebbe disposto a scendere in piazza?
Per sostenere ogni istanza che serva a difendere ed accrescere le libertà personali in ambito politico, personale ed economico.
Con quale artista, vivo o morto, le piacerebbe uscire a cena?
Martin Kippenberger, un artista che ha saputo unire il sapore della disfatta a quello dell’ironia. Visse anche in Italia e provò a connettere il mondo attraverso il progetto di un sistema di metropolitana sotterranea di cui ci ha lasciato alcune enigmatiche stazioni di ingresso.
L’opera che la commuove di più?
Guerra e pace di Tolstoj. Il fulgore di Natasha, Andrej, Pierre…
Qualche consiglio ai più giovani?
Non sottrarsi alla fatica dello studio continuo e non essere mai soddisfatti di sé e del proprio lavoro.
Quale immagine ha nel suo desktop?
In questo momento ho una copertina di Der grüne Henrich, di Gottfried Keller, uno dei grandi romanzi di formazione europei. È la storia del confronto irrisolto tra arte e società.
La sua casa brucia, può salvare una cosa. Mi raccomando, solo una cosa…
Non salverei nulla, la vita comincia sempre domani.

Intervista : Germano D’Acquisto

Foto : Ludovica Arcero

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