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13.04.2023 #arte

Nicola Ricciardi

Il mio miart sarà un “Crescendo” di emozioni

“Il tratto distintivo di miart? E’ sempre stato quello di raccogliere più di 100 anni di storia dell’arte”

Come ogni primavera a Milano sboccia il miart, la fiera d’arte moderna e contemporanea che per alcuni giorni trasformerà il capoluogo lombardo nella capitale della creatività mondiale. L’appuntamento è previsto a Fiera Milano City dal 14 al 16 aprile anche se sarà tutta la settimana milanese coinvolta in mostre, performance, eventi speciali e talks. Per il terzo anno è Nicola Ricciardi a guidare la manifestazione che stavolta sarà ancora più internazionale. Merito di ben 169 gallerie provenienti da 27 Paesi nel mondo. Bergamasco, classe 1985, Ricciardi è stato direttore artistico delle Officine Grandi Riparazioni di Torino (le OGR) dal 1916 al 2020. Dal 2021 dirige miart. E lo fa come se fosse un direttore d’orchestra dato che a ogni edizione ha dato un titolo musicale: il primo anno ha indagato il tema dello “Smantellamento del silenzio”, l’anno successivo ha scelto “Primo movimento”. Per il 2023, si concentrerà attorno al concetto di “Crescendo”. Incontriamo il direttore nell’avveniristico quartiere di City Life, proprio a poche ore dall’opening.

Che miart sarà quello di quest’anno?

Come dal suo titolo, sarà un miart in “Crescendo”. Numeri alla mano è infatti aumentato il numero delle gallerie presenti (soprattutto quelle internazionali, che sono oggi oltre il 40%, e tutte di prestigio), sono raddoppiate le domande di partecipazione e addirittura sono più che raddoppiati i premi e i fondi di acquisizione distribuiti in fiera. Ma questa crescita non è riscontrabile solo all’interno del padiglione fieristico: come le radici di una pianta diventata troppo grande per il proprio vaso, anche i contenuti della fiera quest’anno sono usciti dal proprio contenitore tradizionale, per raggiungere altri luoghi, come la Triennale o il Museo del 900. La prima ospiterà un fitto palinsesto di talks curati da miart, il secondo ospiterà invece un’opera d’arte commissionata a un artista grazie al contributo della Fondazione Henraux. Ci tengo però a sottolineare che Crescendo è un gerundio: il nostro è infatti un processo ancora in corso, e con Fiera Milano vogliamo continuare la traiettoria ascensionale ben oltre il 2023.

Che rapporto ha la fiera con la città di Milano?

Sempre più forte. Uno dei tratti distintivi di Milano è la possibilità di far lavorare bene la dimensione pubblica con quella dei privati, la capacità di far coesistere e convivere i rispettivi interessi nel rispetto dei rispettivi pubblici. Milano negli ultimi anni ha assunto un ruolo chiave nello scenario dell’arte contemporanea europea, anche grazie alla direzione di Vincenzo de Bellis, che tra 2014 e 2017 ha trasformato la fiera da manifestazione locale a un grande successo internazionale. Questo ha portato in città numerosi collezionisti stranieri e altrettante gallerie straniere (solo negli ultimi anni hanno aperto qui Gregor Staiger, Ciaccia Levi, Michel Rein, Peres Project, solo per citarne alcune). È il rispetto reciproco che ha portato e porta ancor oggi benefici comuni.

Quanto è importante la vicinanza con la design week?

È  determinante. Anche in questo caso i benefici della sinergia con il Salone sono tangibili – basti pensare a i tantissimi eventi privati e pubblici che vengono organizzati nel weekend di miart come anticipazione della design week. Un collezionista che viene da oltreoceano può beneficiare di due “week” in uno… In più il design è centrale nella storia di Milano per cui sarà visibile e presente già a miart anche se non avrà una sezione dedicata. Non amo le etichette, non mi interessa separare il contemporaneo dal moderno e queste ultime forme espressive dal design. Un collezionista deve avere il diritto potersi perdere, scoprendo altre realtà e altri artisti, altre epoche e altre discipline.

Chi è il visitatore tipo del miart e in cosa si differisce da quello delle altre fiere d’arte italiane?

Il nostro tratto distintivo, da sempre, è quello di raccogliere al nostro interno oltre cento anni di storia dell’arte, ospitando gallerie che espongono opere della più stretta contemporaneità assieme a quelle dedicate all’arte del XX secolo, non tralasciando, come ho detto prima, quelle attive nel settore del design da collezione e d’autore. Tutto il team di miart — dai professionisti di Fiera Milano ai curatori Alberto Salvadori e Attilia Fattori Franchini — lavorano assiduamente per far vivere la fiera come una grande mostra collettiva, capace di accogliere opere che vanno da Giacomo Balla e Lucio Fontana da Lorenza Longhi a Monica Bonvicini. Sempre cercando di trovare il giusto equilibrio tra passato e futuro. Da qui nasce l’idea che il pubblico di miart sia per definizione molto ampio, e accomunato da una caratteristica fondamentale: la capacità di lasciarsi incuriosire.

Tre artisti da non perdere quest’anno?

Non è facile nella mia posizione esprimere un giudizio sui singoli artisti (vorrei citarli tutti!), ma se proprio devo fare una scelta mi affido a tre dei tanti solo shows che saranno presenti in fiera. Ci sono i dipinti di Bendt Eyckermans (Anversa, 1996) esposti da Andrew Kreps Gallery (New York); le delicate opere pittoriche della giapponese Yui Yaegashi (Giappone, 1985) portate da MISAKO&ROSEN (Tokyo); e le intriganti figure di Miguel Cardenas (Colombia, 1934) da Kendall Koppe (Glasgow).

E invece  tre eventi da non perdere durante la art week?

Anche qui, scelta complicata. Scelgo la bellissima, inaspettata e imprevedibile mostra di Ann Veronica Janssens da Pirelli HangarBicocca. L’incredibile David Cronenberg di “Cere Anatomiche” alla Fondazione Prada. E l’ambizioso progetto Forum 900 al Museo del Novecento, in cui la galleria al piano terra ospita opere d’arte contemporanea e sedute di design trasformando gli spazi in luogo di confronti, dibattiti e presentazioni.

C’è chi ha detto che l’arte è tutta contemporanea, perché è contemporaneo l’occhio di chi la guarda: è d’accordo?

Assolutamente si. Nessun dubbio.

Quanto la fiera di quest’anno si avvicina alla fiera dei suoi sogni? E cosa manca per esserlo?

Il nostro obiettivo è coinvolgere un pubblico più ampio e informato possibile. Da un lato sappiamo quanto sia fondamentale per le gallerie che ritorni in fiera il grande collezionismo internazionale, che da due anni, per ovvie ragioni, ha limitato il numero di manifestazioni a cui partecipa. Dall’altro sentiamo la responsabilità di formare una nuova generazione di collezionisti, individui spesso giovani, con buone capacità di investimento, ma che hanno bisogno di essere guidati in un settore difficile. Infine, per noi è importante ancheil pubblico generalista, quello che viene in fiera anche solo perché sa che può trovare centinaia di stimoli. La fiera ideale deve saper rispondere alle esigenze di tutti questi pubblici: non sarà facile ma questa è la strada che abbiamo intrapreso ed è lì che vogliamo arrivare.

Intervista : Germano D’Acquisto

Ritratti di Nicola Ricciardi : Ludovica Arcero

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