SAY WHO 2025: una costellazione culturale tra arte, moda e visioni
Il 2025 di SAY WHO non è stato un percorso lineare. È stato una costellazione: punti luminosi, apparizioni improvvise, picchi emotivi. Più un best of che un diario, dove arte, moda, cinema e design si sono alternati senza chiedere il permesso, come succede solo negli anni davvero riusciti. Un ritmo, più che una cronologia. Ed è forse per questo che, per raccontarlo, abbiamo scelto 365 fotografie, una per ogni giorno dell’anno: non per archiviare, ma per tenere acceso lo sguardo. Un calendario visivo, più che un bilancio.
C’è stata la festa per i trent’anni della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che ha ricordato a tutti come il contemporaneo, quando è serio, sappia anche divertirsi. Firenze ha giocato una partita alta con Palazzo Strozzi, capace di tenere insieme – fra gli altri – Tracey Emin, il Beato Angelico e KAWS senza perdere un grammo di autorevolezza. Milano ha risposto con la forza tellurica di Nan Goldin al Pirelli HangarBicocca, mentre la Fondazione Nicola Trussardi ha trasformato l’occulto in esperienza urbana con Fata Morgana.
L’arte ha continuato a occupare spazio, e farlo sul serio. L’apertura milanese della Galleria Thaddaeus Ropac, le raffinate esposizioni alla Collezione Peggy Guggenheim, la Triennale Milano con la sua 24ª Esposizione Internazionale – che ha confermato Milano come piattaforma critica globale – e poi Venezia, con l’evento negli spazi della Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio, dove sono stati presentati i progetti visionari che Jean Nouvel ha immaginato per la Fondation Cartier.
A Torino, le sperimentazioni delle OGR Torino hanno dialogato con il rigore del Castello di Rivoli. Bergamo ha aperto le porte all’irriverente personale diffusa Seasons di Maurizio Cattelan, curata dalla GAMeC. Roma ha ospitato Wangechi Mutu alla Galleria Borghese e celebrato i quindici anni del MAXXI come bilancio generazionale.
La moda ha fatto quello che sa fare meglio: raccontare il presente in grande stile. L’omaggio a Giorgio Armani, che ci ha lasciato proprio quest’anno, le sfilate di Moschino, Paul Smith, Zegna, Tod’s, Furla e Antonio Marras hanno costruito una narrazione corale, culminata al Teatro alla Scala con i CNMI Sustainable Fashion Awards, tra Anna Wintour e Roberto Bolle. Moda come linguaggio civile, non solo silhouette.
Il cinema ha trovato il suo centro di gravità alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, tornata a essere una vera mappa del cinema globale. Non solo red carpet, ma visioni, corpi, linguaggi. Jim Jarmusch, Sofia Coppola, Tilda Swinton, Jude Law, Julia Roberts, George Clooney e Pierfrancesco Favino hanno raccontato un cinema che continua a interrogare il presente attraverso titoli come Dead Man’s Wire, Il maestro, In the Hand of Dante, Il mago del Cremlino, The Smashing Machine.
La Milano Design Week è stata debordante, come sempre, ma più consapevole. Tra visioni radicali e progettualità diffuse, con figure come Marta Sala – che ci ha ricordato come «bisogna conoscere il passato, dialogare col presente e avere uno sguardo sul futuro» – e gli eventi di Seletti e IKEA a tenere insieme cultura pop e pensiero progettuale. La fiera miart ha fatto da contrappunto, dialogando con il Museo del Novecento e con gli eventi per i cento anni di Robert Rauschenberg.
E poi le interviste. Tutte diverse, tutte necessarie: Stefano Accorsi, che ci ha ricordato come la curiosità sia un antidoto; Urs Fischer, che ha dichiarato guerra alla routine; Sara Drago, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Thaddaeus Ropac, Constance Guisset, Carlo Capasa, ancora Maurizio Cattelan.
Il meglio di SAY WHO 2025 non è una classifica. È un ritmo. Ed è quello che succede quando guardare – ogni giorno, una foto alla volta – torna a essere nuovamente un atto culturale.
