17.12.2025 Brera Design Apartment, Milan #cinema

Sara Drago

Da attore puoi vestire le tue parti meno presentabili e fingere che siano del personaggio

«La notorietà è essenziale: apre porte che il talento, da solo, non sempre spalanca. Se il pubblico ti conosce, si interessa a te, ti cerca»

Ci sono attrici che arrivano alla ribalta come comete: improvvise, luminose, apparentemente nate già pronte. Poi c’è Sara Drago, che preferisce i percorsi carsici: sotterranei, tenaci, accumulano pressione finché non emergono con un’energia che non si può ignorare. Oggi la conosce l’Italia intera come Lea Martelli, l’agente più affilata (e più elegante) di Call My Agent – Italia, ma il suo presente scintillante è fatto della stessa materia dei suoi inizi: disciplina, curiosità, una serietà quasi artigianale nel costruire personaggi che respirino davvero. La provincia brianzola c’entra, certo, ma come eco lontana, un fondale che non trattiene: a spingerla in avanti sono stati Shakespeare, i Filodrammatici, la ginnastica ritmica con il suo culto del movimento, e poi il teatro, quello duro, quello che ti insegna a non farti illusioni e a riconoscere un varco quando si apre. Quando nel 2022 è arrivata la tv, Sara non ha cambiato pelle: ne ha aggiunta una. Il set è diventato un laboratorio emotivo in cui fragilità e ironia convivono come due coinquiline testarde. Lo si vede soprattutto nella terza stagione in arrivo: Lea, sempre risoluta e sempre un passo avanti agli altri, entra in territori più intimi, più vulnerabili—e lì si capisce quanto sia sottile la differenza tra interpretare un personaggio e crescerci insieme. Il successo non l’ha trasformata in un’attrice assetata di luci, semmai in una professionista che osserva l’industria dall’interno con lucidità quasi sociologica: conosce la bulimia dei progetti, la pressione sui corpi, i no dei provini, i sì che cambiano tutto, la gioia dei set in cui si gioca davvero. Oggi, Sara Drago sembra incarnare un’idea di attore che avevamo un po’ perso: qualcuno che non si limita a interpretare la contemporaneità, ma la interroga, la attraversa, la riporta in scena senza paura di mostrare le crepe. Ed è proprio da lì, dalle crepe, che passa la sua luce.

In Call My Agent Italia Lea è capace di maneggiare star, crisi e vanità meglio di un politico in campagna elettorale: quanto di quel cinismo lucido le appartiene davvero e quanto invece è pura finzione scenica?

SARA DRAGO

Mi viene da ridere perché proprio ieri ne parlavo con la mia analista. Interpretare Lea per me è liberatorio: non sono io – o almeno posso fingere che non sia io – e attraverso Lea sfogo tutta la mia “stronzaggine”, diciamolo pure, che è autentica. È il bello di questo mestiere: puoi travestire le tue parti meno presentabili e farle camminare nel mondo fingendo che appartengano al personaggio.

La serie smonta il mito del cinema italiano dall’interno. Qual è la verità sul nostro star system che nessun comunicato stampa o agente ha il coraggio di dire?

SARA DRAGO

Io in questo sistema sono dentro da troppo poco per parlarne davvero con autorità. Potrei risponderti meglio sul teatro che sullo star system. La prima cosa che mi viene da dire è che ci dimentichiamo che le star sono esseri umani: fanno la cacca, hanno paura, sbagliano, si incastrano, possono essere antipatiche. Invece il pubblico spesso pretende un’umanità performativa. La cosa bella di Call My Agent è che permette alle star di mostrarsi con autoironia, in tutta la loro normalità.

La puntata preferita delle tre stagioni?

SARA DRAGO

Quella con Stefano Accorsi. Si è divertito moltissimo e noi con lui. È stata un’esperienza che mi resta davvero nel cuore.

Nelle varie stagioni si alternano personaggi come Impacciatore, Muccino, Valeria Bruni Tedeschi, Claudio Santamaria, in quest’ultima arrivano anche Sandrelli, Hunziker, Luca Argentero: chi l’ha messa davvero in crisi sul set — e non per merito artistico, ma per pura dinamica umana?

SARA DRAGO

Sabrina Impacciatore. Con lei non c’era confine tra la persona e la finzione: quando partiva l’azione, era esattamente come un secondo prima. Quel livello di verità ti costringe a essere ancora più vera. È un’energia travolgente, meravigliosa ma totalizzante. Dopo cinque giorni pensi: “Ok, ti amo, però un attimo di tregua?”. E intanto dovevo contenerla, guidarla, incanalarla come Lea… e l’ho vissuto sia dentro che fuori dalla scena.

Il teatro è stato per anni la sua casa: cosa le ha tolto, che il cinema oggi le sta finalmente restituendo?

SARA DRAGO

La possibilità di essere conosciuta. Per un attore è fondamentale: se il pubblico sa chi sei, può cercarti, interessarsi al tuo lavoro. Call My Agent mi ha dato questo: più opportunità, e – lo dico con amarezza – anche più rispetto. È triste che funzioni così, ma in Italia la notorietà apre porte che il talento, da solo, non sempre spalanca.

Esiste un ruolo che ha amato ma che il pubblico non ha capito, o viceversa: un ruolo che il pubblico ha amato e lei, in segreto, avrebbe voluto riscrivere da cima a fondo?

SARA DRAGO

Forse il film di Laura Angiulli. Quando è uscito avevo paura che fosse troppo duro, troppo “grigio”. Credevo potesse risultare un mattone. E invece il pubblico – anche persone insospettabili, come mia madre – lo ha amato. Forse perché tocca zone dell’animo femminile che di solito vengono tenute nascoste o stigmatizzate. Mi ha sorpreso in meglio.

Ha un passato nello sport. La ginnastica ritmica è controllo totale del corpo: quanto controllo ha perso — o ha dovuto perdere — per diventare un’attrice vera e non una performer perfetta?

SARA DRAGO

Tanto. Ho lavorato molto sul rapporto con il controllo, cercando di tenermi la disciplina della ginnastica – costanza, rigore, maniacalità nello studio – ma lasciando andare il resto. In ginnastica tutto è codificato, in recitazione devi lasciare spazio al caos, al pozzo più folle. È un tema ancora vivo per me, ma è un bellissimo viaggio.

Se la Sara atleta vedesse la Sara attrice di oggi, direbbe: “Brava” o “Potevi spingerti molto oltre”?

SARA DRAGO

La ginnasta dentro di me direbbe “Puoi fare di più”. La chiamerei la Svetlana del mio condominio interiore. Ma accanto a lei c’è una voce più amorevole che mi dice: “Sono fiera di te”. Mi servono entrambe.

Se Lea Martelli fosse davvero la sua agente oggi, quale parte della sua carriera butterebbe dalla finestra senza farsi troppi scrupoli?

SARA DRAGO

Forse mi impedirebbe di esibirmi nei contesti che lo star system considera “cantine”, che però io adoro. Perché lì, secondo me, c’è l’anima. Ma non ne sono sicura: anche Lea, in fondo, ama l’arte.

Cosa succederà nel suo 2026?

SARA DRAGO

Ho ricevuto in regalo l’oroscopo di Simon & the Stars, che dice di “issare le vele”. Lo farò. Non so verso dove, ma so che troverò qualche porto inatteso e meraviglioso lungo il cammino.

Intervista: Germano D’Acquisto
Ritratti: Niccolò Campita
Styling: Samanta Pardini
Camicia e maglione: Falconeri,  Shorts e bra: Intimissimi, pantaloni: Stella Mc Cartney
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