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09.04.2024 #cinema

Anita Pomario

Sul palco mi sento sempre al sicuro: lì tutto è permesso, anche le cose più pericolose

«L’essenziale è rimanere integra il più possibile. Come? Rispettando sempre i personaggi che interpreto al 110%»

Ha un viso che non ti dimentichi facilmente. Lineamenti marcati e sensuali. Occhi profondi, labbra carnose e tre nei sparsi sul viso come fossero stelle di una lontana costellazione. Lei è Anita Pomario, attrice siciliana che ormai da tempo sembra aver spiccato il volo. Merito di scelte oculate e di una gavetta priva di scorciatoie. Classe 1997, originaria di Noto, ha recitato in pellicole importanti. E’ stata Pinuccia ne “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante, presentato in concorso alla 77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è stata Giuseppina nello struggente “Stranizza d’amuri”, diretto da Giuseppe Fiorello (candidato agli ultimi David di Donatello per la categoria “Esordio alla Regia”) , ed è stata Carmela nella fiction “L’arte della gioia” per la regia di Valeria Golino. Ha studiato danza contemporanea, combattimento da palcoscenico (stage combat), teatro fisico. Cresciuta alla Compagnia G.o.D.o.T. di Ragusa, è poi volata in America, alla Neighborhood Playhouse di New York, una delle scuole di teatro più prestigiose al mondo. Si è messa in gioco nell’off-off Broadway, più che un teatro, una scuola di vita. Mai un passo indietro. Piuttosto due in avanti. “Il palco è il posto in cui mi sento più a casa, dà linfa vitale”, ha raccontato tempo fa. “Una sensazione difficile da spiegare a chi non l’ha mai provata”. Abbiamo incontrato Anita a Milano durante una pausa delle riprese del nuovissimo film di Paolo Licata dedicato a Rosa Balistrieri, cantautrice e cantastorie siciliana di culto.

 

Com’era la Anita prima di girare “Le sorelle Macaluso” e com’è la Anita di oggi?

Anita Pomario :

«Paradossalmente più aperta alla meraviglia. Avevo tanta fiducia in me stessa, nelle mie capacità e negli altri. Avevo meno paura. Insomma era un’Anita, sicuramente più ingenua ma piena di energia. Oggi sono più cauta, consapevole dei miei limiti e delle mie necessità. Mi sento più disillusa nei confronti del futuro e questo, piano piano, comincia a liberarmi da molte angosce»

Emma Dante è una regista tosta che chiede agli attori il 110%, come è stato lavorare con lei?

Anita Pomario :

«Con Emma è stata la mia prima volta da attrice cinematografica: da lei ho percepito una passione quasi carnale per l’arte. Tutto è avvenuto in maniera naturale. Lei ti travolge, ti stravolge… ne esci fuori stremata e consumata, affannato e sudata ma sempre pronta a ricominciare in qualsiasi momento, col sorriso. Lei ti chiede il 110% perché è lei stessa che ti dà il 110%»

Ricorda le emozioni provate alla prima del film al Festival di Venezia?

Anita Pomario :

«Le ricordo come fossero accadute ieri. Sono una persona estremamente sensibile, mi piace molto lasciarmi commuovere dagli avvenimenti belli della vita e non me ne vergogno mai. Essere al festival non avrebbe avuto senso se non ci fossero stati mia madre e mio fratello lì con me. I loro sguardi alla fine della proiezione li ho scolpiti nella memoria. A volte penso che queste occasioni così plateali servono solo per condividere gioia con chi ha camminato insieme a te senza chiedersi quale fosse la meta…»

Come è nato l’amore per la recitazione?

Anita Pomario :

«E’ nato di colpo. Ho iniziato a frequentare una compagnia della mia città a 10 anni e i miei maestri d’allora, Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso, mi avvicinarono in fretta al teatro dell’assurdo e a testi teatrali non proprio per bambini. Mi innamorai subito dei mondi che si potevano creare con il teatro, degli universi che non avevano niente a che fare con la realtà. Mi piaceva l’idea che sul palco tutto fosse permesso, anche le cose più distorte e pericolose. Lì mi sentivo sempre al sicuro»

Ha detto che “Stranizza d’amuri”, il suo secondo film, è una dedica all’adolescenza, all’innamorarsi, alla libertà. Quanto c’è di lei in quella pellicola?

Anita Pomario :

«Beh, sicuramente è molto vivo in me quel romanticismo e quella profonda fiducia nell’amore. Poi ovviamente rispetto al mio personaggio in “Stranizza” mi sento molto diversa. Giuseppina era una ragazza vittima del suo tempo e di quell’arcaica società di paese. Direi che i miei confini si sono ampliati»

Nel 2022 ha poi impersonato Carmela, un’altra siciliana, ne “L’Arte della gioia”, complesso romanzo postumo di Goliarda Sapienza, girato a Catania da Valeria Golino: non ha paura di rimanere chiusa dentro caselle? Non si è stufata di interpretare sempre donne siciliane?

Anita Pomario :

«Io sono un’attrice e soprattutto al cinema il mio lavoro è sempre al servizio di altri: registi, sceneggiatori, produzione ecc. Bisognerebbe allora domandarsi perché fare un film in Sicilia significa raccontarla seguendo sempre lo stesso immaginario. O forse bisognerebbe chiedersi perché la regionalità di un attore viene considerata limitante in alcuni casi e in altri no. A me interessa solo fare cose belle, mettermi in gioco e stupirmi. Sono in una fase in cui voglio alzare l’asticella e affrontare ruoli che mi consentano di indagare territori nuovi, metaforicamente e geograficamente. Per me la cosa importante è rimanere integra il più possibile, e la mia responsabilità è rispettare i personaggi che faccio al 110%. Sono consapevole del rischio di rimanere intrappolata in stereotipi, ma ho molta fiducia nelle mie capacità di attrice e nell’industria cinematografica italiana»

Ha studiato recitazione a New York, ha puntato molto sul teatro, si è messa in gioco sempre scegliendo spesso strade complesse. Dove sogna di arrivare?

Anita Pomario :

«Arrivare non è mai stata una mia preoccupazione. Quando arrivi poi che fai? A me sono sempre piaciute le partenze. Mi dico che tanto vale provare da subito con le cose più difficili, così se va male scendo un paio di gradini e riparto da lì. Ho troppo rispetto verso questo mestiere per accontentarmi di farlo scegliendo le vie di mezzo»

Quali sono i film che guarda e riguarda senza stancarsi mai?

Anita Pomario :

«Tutti i film di Aldo Giovanni e Giacomo fino al 2004»

Il film del cuore?

Anita Pomario :

«Ce ne sono troppi e ognuno corrisponde a un momento diverso del mio percorso. Uno che ha cambiato il mio modo di percepire il cinema è stato “Mulholland Drive” di David Lynch: avevo circa 14 anni la prima volta che lo vidi e dopo allora lo rividi circa 7-8 volte nel corso degli anni. Oggi non riuscirei più a guardarlo. Però è sicuramente una pellicola del cuore»

Una cosa anticonformista nel mondo di oggi?

Anita Pomario :

«Questa è facile. “Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale…”»

 

Se non avesse fatto l’attrice?

Anita Pomario :

«Non ci ho mai pensato, ero troppo impegnata a cercare di fare l’attrice!!»

A cosa sta lavorando in questo momento?

Anita Pomario :

«A proposito di donne siciliane, sono orgogliosa di dire che sono appena iniziate le riprese del nuovo film di Paolo Licata in cui interpreto una delle donne siciliane più strabilianti. Rosa Balistrieri è la cantastorie più famosa d’italia. Io la interpreterò negli anni 40. E’ la prima volta che rappresento un personaggio esistito veramente. Sento una grandissima responsabilità nel dare corpo e voce a una figura così complessa: un animale raro e puro, una femminista d’altri tempi diventata portavoce delle minoranze e testimone di ingiustizie. Stiamo affrontando questo progetto con grande cura. C’è un bellissimo cast e il team artistico che si occuperà, oltretutto, delle musiche, è composto anche da Carmen Consoli e Mario Incudine.  Insomma… sono molto felice»

Chiuda gli occhi. Dove si vede fra 20 anni?

Anita Pomario :

«Se chiudo gli occhi mi vedo sempre al mare»

 

Intervista: Germano D’Acquisto

Foto: Ludovica Arcero

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