Alberto Rossi
Il mio segreto di attore? Faccio amicizia coi personaggi che interpreto
“Mi spaventava recitare davanti al pubblico. Superare quella paura mi ha dato una carica enorme, sentivo che avrei potuto fare qualsiasi cosa”
Segnatevi questo nome: Alberto Rossi. E’ uno di quei talenti di cui presto sentiremo parlare. Nato a Catania, poco più di vent’anni, si muove con disinvoltura tra cinema, televisione e teatro, costruendo una carriera in continua evoluzione. Sul grande schermo lo abbiamo visto in L’estate più calda (2022) di Matteo Pilati e Ombrello (2022) di Bianca Di Marco, mentre in televisione ha preso parte alla serie Makari 2 (2021) di Michele Soavi. Ma è con Il Gattopardo, la nuova produzione Netflix firmata Indiana Production e Moonage Pictures, che si prepara a fare il grande salto. Alberto interpreta Paolo, fratello di Concetta, un personaggio inedito rispetto al romanzo e al celebre film di Visconti. Un ruolo avvolto nel mistero, mantenuto volutamente sotto riserbo da Netflix per alimentare la curiosità del pubblico. Accanto a lui un cast d’eccezione, con Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli, Saul Nanni e Deva Cassel, sotto la direzione di Tom Shankland, Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti. Un’occasione importante per Rossi, che porta sullo schermo una nuova sfumatura della storia del Gattopardo, in un’operazione ambiziosa che promette di rileggere il classico in chiave contemporanea.
Qual è stato il momento in cui ha capito che voleva fare l’attore? C’è stato un evento che ha segnato questa scelta?
Alberto Rossi :
È un po’ complesso, in realtà, perché da piccolo non immaginavo di poter fare l’attore. La vedevo come una cosa molto distante, un obiettivo che non sembrava per me. Però ricordo un momento molto preciso. Ero in barca con tutta la famiglia, come succede spesso ai bambini piccoli, e ricordo di essere stato messo al centro dell’attenzione. Ricordo in quell’occasione di essermi immerso così tanto nel ruolo che stavo interpretando che ero convinto di essere quella persona. In quel momento, tra i soliti apprezzamenti del tipo “dovresti fare l’attore”, ho sentito davvero di volermi esprimere artisticamente. Quindi, in qualche modo, tutto è iniziato da quel giorno in barca. Scherzi a parte, ricordo perfettamente di aver sentito quella voglia. Successivamente, mia nonna, pur non lavorando nel teatro, faceva parte di una compagnia teatrale di beneficenza. Un giorno fecero un provino per il ruolo di un bimbo e io lo vinsi, diventando protagonista a nove anni per la mia prima esperienza teatrale. Da lì, ho iniziato a studiare. Anche se a volte ho pensato di lasciare tutto, alla fine ho deciso di dedicarmi totalmente a questo mestiere.
Ha iniziato con il teatro, il cinema o la televisione?
Alberto Rossi :
Ho iniziato con il teatro, che all’inizio non mi affascinava molto. Non lo vedevo come qualcosa di piacevole. Mi spaventava recitare davanti a tutto quel pubblico. Quando ho superato quella paura, ho pensato: “Ecco, questo è ciò che voglio fare”. È stato un momento incredibile. Superare la paura, con coraggio e un po’ di incoscienza, mi ha dato una carica enorme, quella di sentire che avrei potuto fare qualsiasi cosa.
Ha mai avuto dubbi sulla tua carriera?
Alberto Rossi :
Sì, per un periodo ho abbandonato completamente l’idea di diventare attore, perché non mi sentivo all’altezza. Sentivo che quel mondo fosse troppo distante dalle mie possibilità. Così mi sono dedicato al canto, che mi piace tantissimo. E in quel periodo, ho avuto delle soddisfazioni anche personali. Però sentivo comunque l’esigenza di esprimermi in un altro modo, e la recitazione è quella modalità che mi permetteva di canalizzare tutto ciò che provavo. Il mio obiettivo nella vita è raccontare il mio passato e ciò che mi è successo, quindi sto lavorando per arrivarci.
Come prepara un personaggio?
Alberto Rossi :
Varia sicuramente in base al ruolo. Per esempio, nel caso del “Gattopardo”, ho iniziato studiando a fondo tutto quello che avevo a disposizione, compreso il romanzo. Anche se il personaggio di Paolo non è molto presente nel libro, ho cercato di immaginare la sua vita: cosa gli piaceva fare, se amava giocare con le pistole o andare a cavallo, se aveva problemi con i suoi fratelli. Ho cercato di evitare il giudizio e di non creare troppe sovrastrutture. Ho anche fatto tanto lavoro su me stesso, in particolare tramite la terapia, che è una cosa strana da dire, ma mi ha aiutato molto. Con Paolo ho percepito tante cose di me stesso e insieme, io e il personaggio, abbiamo costruito la figura che vedrete sullo schermo.
Il rifiuto è una parte inevitabile di questo mestiere. Come gestisce le audizioni che non vanno a buon fine?
Alberto Rossi :
Quando ho iniziato, il rifiuto lo vivevo molto male, pensavo che un “no” fosse la conferma della mia inadeguatezza. Poi, ricordo un provino che feci per Veronesi, con lui presente. Non mi aspettavo che fosse lì, ero nervosissimo, ma a un certo punto mi sono detto: “Non devo più vivere con questa ansia, altrimenti mi farò solo del male”. Così ho deciso di divertirmi, e infatti mi sono goduto quel provino. Anche se alla fine non è andato a buon fine, lui mi fece tanti complimenti, dicendo che gli ero piaciuto molto per quel ruolo. Da allora, mi sono sempre divertito durante i provini, e se qualcosa va male, cerco di farla scivolare via. Non è mai colpa mia. Il “no” può arrivare per mille motivi, non sempre dipende da come interpreti il personaggio o da quanto sei bravo. E comunque, è normale ricevere dei rifiuti.
Nella serie interpreta Paolo Salina, personaggio complesso, sognante, segnato dalle dinamiche familiari e dalla responsabilità dell’eredità. Come ha lavorato per portarlo sullo schermo, considerando che nel “Gattopardo” la sua figura è quasi assente?
Alberto Rossi :
Ho fatto amicizia con Paolo, perché sentivo lo stesso peso sulle spalle che lui aveva, legato a dinamiche familiari simili a quelle che ho vissuto nella mia vita. La connessione che ho provato con lui mi ha aiutato tantissimo. Anche se nel romanzo Paolo è poco presente, mi sono concentrato su ciò che mi è stato fornito dalla produzione e dai registi. La chiave per me è stata la connessione che ho avuto fin dall’inizio con Paolo. Ho provato una tenerezza nei suoi confronti, una sorta di vicinanza che mi ha permesso di comprenderlo. Paolo ha vissuto una vita difficile, in lotta per guadagnare l’amore e l’approvazione del padre, e questo aspetto mi ha toccato molto.
Il rapporto con il padre, il principe Fabrizio, è centrale nella storia. Come è stato lavorare con Kim Rossi Stuart per costruire questa relazione?
Alberto Rossi :
All’inizio ero un po’ spaventato, devo essere sincero, perché ho sempre avuto un grande rispetto per Kim. Non lo conoscevo personalmente, ma avevo un’enorme ammirazione per lui. Lavorare insieme è stato un po’ complesso, all’inizio non sapevo come approcciare la dinamica tra padre e figlio. Però Kim è stato fantastico, mi ha dato tanto supporto. Mi ha detto che preferiva mantenere una certa distanza all’inizio, per concentrarsi sulla costruzione del personaggio. Questo mi è stato molto utile, perché mi ha permesso di sentirmi più libero di interpretare il mio ruolo. È stato molto accudente e, nonostante la distanza sul set, fuori ci siamo sempre trovati bene. Le dinamiche tra noi erano difficili, c’erano scene intense, con molti ciak, ma lavorare con lui mi ha arricchito tantissimo.
Hai un sogno nel cassetto?
Alberto Rossi :
In questo momento, il mio sogno è di dare più direzioni alla mia vita, di avere più obiettivi. Ovviamente, il cinema è uno di questi, ma non nascondo che mi piacerebbe anche ricominciare a studiare biologia e magari, un giorno, diventare biologo. Mi interessa conoscere come funzionano le cose, studiare e imparare. Poi, chissà, potrei scoprire altre passioni lungo la strada.
Programmi per il futuro?
Alberto Rossi :
Prima dell’uscita del “Gattopardo”, ho fatto diversi provini. Purtroppo, in questo periodo storico, c’è stato un calo di progetti in Italia. Ma mi sento fortunato, ho fatto diversi provini e ci sono due progetti che sono in fase di valutazione. Continuo a farne, perché credo che questa bellissima macchina si stia di nuovo mettendo in moto. Quindi chissà, ci vedremo presto, magari in tv o al cinema.
Intervista: Germano D’Acquisto
Ritratti: Niccolò Campita
Location: Casadante Roma
Special thanks to Location Connection by Isabelle Sciamma
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