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20.03.2024 #arte

Anselm Kiefer

L’arte è un viaggio nella nostra spiritualità

«Credo nella speranza, ma non in qualcosa che forse succederà, la speranza per me è qualcosa di completamente inedito. Non ho desideri, sono aperto»

Una mostra sublime, ideata e realizzata insieme a uno dei più importanti artisti tra XX e XXI secolo. E’ quella che la Fondazione Palazzo Strozzi dedica dal 22 marzo al 21 luglio ad Anselm Kiefer, gigante dell’arte contemporanea. Angeli caduti, questo lo struggente titolo dell’esposizione, raccoglie lavori storici e nuove produzioni, compresa “Engelssturz” (Caduta dell’angelo) maxidipinto creata in dialogo con il cortile del ‘400. Alto sette metri di altezza, l’opera si ispira al brano dell’Apocalisse che descrive la lotta fra l’arcangelo Michele e gli angeli ribelli, metafora della lotta tra Bene e Male. Si parte da qui per un viaggio intensissimo che tocca le corde più profonde della nostra anima e ci invita a riconsiderare il nostro rapporto tra dimensione terrena e mondo spirituale. Il curatore della mostra e direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino ha incontrato Kiefer per una conversazione che verrà inserita all’interno del catalogo della mostra. Noi di Say Who abbiamo la possibilità di pubblicarne uno stralcio in esclusiva…

 

Arturo Galansino:

Siamo a Croissy, nel suo studio alle porte di Parigi a parlare della mostra di Palazzo Strozzi, la cui preparazione è cominciata cinque anni fa. In questo periodo sono successe molte cose, la pandemia, una guerra, e ne sta cominciando un’altra. Abbiamo tutti modificato le nostre prospettive. E lei?

Anselm Kiefer :

«Vedo le cose in termini più ampi: gli uomini sono mal congegnati. Agiscono in modo incomprensibile: si autodistruggono. Ci sono sempre state guerre, dappertutto, dopo la Seconda guerra mondiale si è sempre combattuto. Prima erano più lontane da casa, ma adesso sono molto vicine. L’Ucraina è vicina e anche Israele lo è, ma le guerre ci sono sempre state, sembrano senza fine. Sicuramente adesso sono maggiormente colpito, ma non è cosa nuova per me»

Arturo Galansino:

Lei ha da sempre contatti con l’Italia. Qual è il suo rapporto con questo Paese?

Anselm Kiefer :

«Quando dovevo lasciare la Germania, ho subito cercato in Italia. A una sessantina di chilometri da Roma, presso il lago di Bolsena mi è piaciuta molto una casa che aveva al centro una fontana con un getto d’acqua continuo. Era una casa perfettamente restaurata e l’ho molto amata. Poi ho cercato in Toscana, nel Chianti, e ho trovato un’ex porcilaia, ma, come potete immaginare, l’area era piuttosto inquinata e quindi inadatta. In un’altra località c’erano fabbriche e case quasi vuote. La proprietà era però troppo grande per me. E alla fine, forse anche perché parlavo francese, ho scelto la Francia»

Arturo Galansino:

La natura è molto importante per lei e per la sua arte; infatti, spesso inserisce fiori e semi (soprattutto girasoli, papaveri) nelle opere. Il suo rapporto con la natura è cambiato negli anni?

Anselm Kiefer :

«Ho sempre visto la natura secondo la storia dell’uomo. Non si può dipingere la natura da sola, ma secondo i tempi che l’hanno attraversata, nel contesto di eventi storici come le guerre»

Arturo Galansino:

Lei ha affermato: «Non riesco a vedere un paesaggio in cui la guerra non abbia lasciato traccia»?

Anselm Kiefer :

«Non esiste un paesaggio innocente. Oggi i paesaggi non sono più innocenti per l’incessante trasformazione in contesti urbani e industrializzati, che conduce inevitabilmente alla loro scomparsa»

Arturo Galansino:

Parliamo della spiritualità. Ha fatto riferimento alla sua formazione cattolica, alla delusione al momento della Prima comunione, alla ribellione contro la rigidità imposta dal cattolicesimo?

Anselm Kiefer :

«È successo soprattutto quando nel 1984 ho fatto una mostra a Gerusalemme e il direttore mi ha introdotto alla religione e ai riti ebraici. Ho conosciuto i libri di Gershom Scholem, attraverso i suoi fantastici scritti sulla mistica ebraica. Così mi sono avvicinato alla letteratura intorno alla religione ebraica e ho capito che è molto più ricca di quella cattolica, perché la Chiesa vuole essere trionfante, l’Ecclesia triumphans, che vuole scartare tutto ciò che non sia su una linea retta. E così si è distrutto molto. Preferisco studiare la religione ebraica, anche se conosco la filosofia scolastica, Anselmo d’Aosta che nel Monologion ha provato che Dio esiste. È fantastico, perché non è possibile provarla. Sono stato educato nella Chiesa cattolica. Tutti i miei lo erano, pensi che nella famiglia di mio nonno, una famiglia numerosa di sedici figli, sono diventati quasi tutti preti e suore. Anche mio nonno voleva farsi prete, ma il giorno in cui doveva essere ordinato sacerdote è fuggito e ha trovato mia nonna: altrimenti non sarei qui. Io ero cattolico, e avrei voluto diventare papa, ma mi hanno spiegato che i papi erano tutti italiani, all’epoca non c’era mai stato un papa tedesco, dunque non avrei potuto essere papa. Non ho perseverato, ma ho invece realizzato una vetrina su cui ho scritto: Und du bist doch nicht Papst geworden (Alla fine non sei diventato papa)»

Arturo Galansino:

La mostra accoglie i visitatori in cortile con un gigantesco Engelssturz (Caduta dell’angelo), il cui soggetto è ripreso dall’Apocalisse?

Anselm Kiefer :

«Spiega come il Male sia arrivato nel mondo e abbia dato origine al Peccato originale»

Arturo Galansino:

Perché́ ha voluto iniziare la mostra con questo soggetto molto forte? È l’opera che vedranno tutti coloro che passeranno dal cortile di Palazzo Strozzi, anche chi non visiterà̀ la mostra: un’immagine molto potente e drammatica?

Anselm Kiefer :

«Per i cristiani è l’inizio del Mondo, l’inizio del Male. Gli ebrei hanno un’altra spiegazione. Isaac Luria, mistico e teologo ebreo del Cinquecento, ha scritto che all’inizio Dio si è ritirato, ha creato uno spazio libero, e il mondo si è formato da solo. E questo è più̀ intelligente. Dio ha versato la sua grazia sul mondo e il mondo non l’ha accolta»

Arturo Galansino:

Si considera un pessimista?

Anselm Kiefer :

«Ottimista, pessimista non sono parole adatte per me. Credo nella speranza, ma non in qualcosa che forse succederà, la speranza per me è qualcosa di completamente inedito, che non si può descrivere. Il pessimista si basa su ciò che è già fatto, l’ottimista spera in qualcosa che accadrà, ma io non ho desideri, sono aperto»

Arturo Galansino:

Le sue opere racchiudono sempre significati molto complessi, sono permeate di storia, filosofia, religione. Pensa che un visitatore abbia bisogno di un “viatico” o lascia all’interpretazione personale la ricezione/l’esperienza del suo lavoro?

Anselm Kiefer :

«Va bene ogni approccio: con un’introduzione oppure secondo la propria interpretazione. Ognuno può interpretare come desidera, ma è necessario che le persone guardino e comincino a pensare»

 

 

Intervista: Arturo Galansino

Ritratti: Ludovica Arcero
Photo Exhibition: Ela Bialkowska, OKNO Studio

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