20.11.2025 Seletti Showroom, Milan #design

Seletti ridisegna il Natale: tra pop visionario, icone kitsch e pura meraviglia

Seletti Showroom, Milan

Nello store Seletti di corso Garibaldi, nel cuore di Milano, il concetto stesso di “regalo” sembra esplodere in un carnevale di colori, oggetti mutanti e simboli che oscillano tra pop, sacro, ironico e decisamente fuori dagli schemi. D’altra parte, Seletti non si limita a vendere prodotti: allestisce micro-mondi, piccoli cortocircuiti visivi in cui la quotidianità – quella che di solito scivola anonima tra tazze e abat-jour – viene energizzata come se avesse appena preso un caffè doppio con l’arte contemporanea.

Per la Holiday Season 2025 il brand si presenta con un arsenale di nuove creazioni: collaborazioni storiche che si rinnovano, flirt creativi appena nati, incursioni nell’art de la table e lampade che sembrano uscite da un sogno postmoderno. Il cuore pulsante della nuova collezione è Lucky Temple, l’opera di Antar Elena Borghi: un altarino portatile che sembra concepito da un’antropologa con il senso dell’umorismo. È un tempio tascabile del sincretismo globale, dove il cornetto napoletano convive con il Maneki Neko, il quadrifoglio con Ganesha. È un oggetto che non porta semplicemente fortuna: la promette, la ammicca, la teatralizza.

Lucky Temple è un manifesto di ciò che Seletti fa meglio di chiunque altro: prendere superstizioni di mezzo mondo e trasformarle in un’opera pop che sta tra rito e risata. Accanto a questa piccola epifania contemporanea, pulsa un progetto che spinge ancora più in là la vocazione sensoriale del brand: SEIKANTAI5271 di Bruno Laurenzano. Una collezione di stoviglie erotico-gastronomiche che non si limita a dialogare con il corpo: lo invita apertamente a cena. Ogni piatto è decorato con un’illustrazione erotica, ma è il QR code nascosto che fa scattare il cortocircuito: basta inquadrarlo per accedere a una ricetta afrodisiaca selezionata dall’artista. Un’idea che trasforma la tavola in un prequel sentimentale, un’anticamera del piacere. Ispirato al concetto giapponese di seikantai — il piacere che trascende il sesso — il servizio è una piccola teoria del desiderio applicata al design.

Brillano anche le nuove lampade, ma una sola merita la categoria di icona istantanea: la Bad Guy Lamp di Uto Balmoral e Propaganda. Un cappuccio luminoso, metà street culture metà halo profano, che porta con sé un messaggio sibillino: “Mai giudicare un’ombra, potrebbe essere un’idea brillante in incognito”. È un oggetto che sembra uscito dall’armadio di un supereroe stanco o dalla borsa di uno storyteller notturno. Accesa, irradia quella luce morbida che somiglia a un segreto non detto; spenta, è un personaggio in pausa.

Marcantonio aggiunge poesia con Amor Volat, Francesco Decio porta la tavola in un’altra era con la collezione Newlithic, e gli amanti del pop troveranno gioia nei messaggi disarmanti di Plastic Peace. Ma tra questi universi pop nasce un altro protagonista inatteso: La Timida di Seletti, una figura nuda e pudica che sembra uscita da un poster anni ’70 e trasformata in oggetto da compagnia domestica. È la scultura che non si prende sul serio, ma si prende tutto lo spazio: un corpo raggomitolato, stilizzato, pronto a rubare sorrisi anche agli animi più arcigni. La Timida è quel tipo di oggetto che sembra dire: “Non disturbate, sto decorando la stanza”. E gli amanti del pop troveranno un sorriso anche nella sirena old-school trasformata in brocca da Simone Falcetta, mentre l’universo Diesel Living with Seletti chiude il tutto con candelabri “Classics on Acid” e le candele MELT-D: tre fiamme fuse in una sola scultura, come il residuo luminoso di una notte bellissima e un po’ fuori controllo. Poi ci sono loro, gli immancabili: TOILETPAPER HOME e il nuovo capitolo TOILETPAPER Jewels, creati da Cattelan e Ferrari. Candele, orecchini, collane e anelli che trasformano icone pop – dalla bocca “SHIT” ai mini sturalavandini dorati – in oggetti di culto. È il surrealismo domestico portato alla sua forma più scintillante.

Uscendo dallo store a due passi da piazza XXV Aprile, si ha la sensazione che Seletti non venda oggetti, ma stati d’animo. Che è poi la vera magia del design quando smette di essere “funzione” e torna a essere, semplicemente, meraviglia.

Testo: Germano D’Acquisto
Foto: NIccolò Campita

More events