Pirelli HangarBicocca, Nari Ward indaga il mistero del tempo
Per dare corpo alle sue opere usa oggetti di tutti i giorni, a cui dona nuove funzionalità a volte del tutto inattese: è così che Nari Ward racconta l’evoluzione (e l’involuzione) della nostra società. Al centro della sua poetica temi relativi all’identità, alle questioni razziali, alla giustizia e al consumismo. Le sue commoventi opere d’are sbarcano ora al Pirelli HangarBicocca in occasione della mostra “Ground Break”. In scena per la prima volta una selezione di video, lavori sonori, sculture performative e installazioni che esplorano l’idea di tempo. “Vorrei che il pubblico sperimentasse uno spazio emotivo e visivo che mixa poesia, immaginazione e memoria – racconta Nari – Uno spazio capace di esprimere una volontà di essere, di dare forma e di cambiare”. “Ground Break” è un viaggio emozionante che parte con la spettacolare installazione “Hunger Cradle”, una complessa rete di fili colorati intrecciati in cui si nascondono oggetti di recupero (spesso raccolti nel suo quartiere di Harlem) e che si dipana attraverso installazioni di grande formato realizzate tra il 1996 e il 2000 per la coreografia Geography Trilogy di Ralph Lemon. Si tratta di una prima assoluta in un contesto espositivo. Ad animare la mostra milanese, curata da Roberta Tenconi con Lucia Aspesi, è il concetto stesso di performatività attraverso un carnet di performance live che si svolgeranno fino a luglio. L’evento è stato inaugurato l’altra sera nei suggestivi spazi dell’HangarBicocca. Moltissimi gli ospiti presenti all’opening: collezionisti, curatori, designer, artisti. Fra gli altri, oltre alla star Nari Ward, per l’occasione accompagnato dalla moglie Noemi, anche Alvaro Barrington, Derek Forjour, Maurizio Cattelan, Patrick Tuttofuoco, Dakis Joannou, Vicente Todolì, Nicola Ricciardi, Francesco Manacorda, Innocenzo Cipolletta, Andrea Casaluci, Amy Cosier, Patricia Blanchet, Diva Moriani, Ilenia Durazzi e Matisse Mesnil.
Testo: Germano D’Acquisto
Foto: Ludovica Arcero