
“ICARUS” di Yukinori Yanagi: l’arte che sfida i confini approda all’HangarBicocca
L’universo creativo di Yukinori Yanagi atterra tra le imponenti strutture del Pirelli HangarBicocca, teatro di “ICARUS”, la prima grande retrospettiva europea dell’artista giapponese. Nato a Fukuoka nel 1959 e residente da tempo nell’isola di Momoshima, Yanagi usa l’arte come strumento per mettere in crisi i concetti di identità e sovranità, invitando a ripensare la realtà in un mondo sempre più globalizzato.
Fino al 27 luglio, le sue installazioni e megasculture abiteranno le Navate e il Cubo dello spazio espositivo, raccogliendo opere dagli anni ’90 a oggi. Tra queste, spicca “Ant Farm”, presentata alla Biennale di Venezia nel 1993 e ora riproposta a Milano: 200 bandiere nazionali in sabbia colorata, progressivamente erose da colonie di formiche. Un’opera che visualizza la fragilità dei simboli nazionali e la loro transitorietà nel tempo.
La mostra, curata da Vicente Todolí con Fiammetta Griccioli, ha avuto un’intensa preview l’altra sera che ha coinvolto molti esponenti dell’arte e della cultura internazionale. Un vero e proprio parterre de roi composto, fra gli altri, da Rirkrit Tiravanija, Maurizio Cattelan e Grazia Toderi che con Yanagi erano tra gli artisti partecipanti alla 45. Biennale di Venezia del 1993. Presenti persino il leggendario tastierista dei Pink Floyd, Anthony Moore e il designer Jasper Morrison. Tra gli ospiti del mondo dell’arte anche Ashley Rawlings della Gallera BLUM, i direttori artistici delle fiere di miart e Artissima Nicola Ricciardi e Luigi Fassi, numerosi direttori di museo come Lorenzo Balbi del Mambo di Bologna, Gianfranco Maraniello del Museo del Novecento di Milano e Alberto Salvadori di Fondazione ICA di Milano.
La mostra milanese è una summa del pensiero di Yanagi, focalizzato sulla decostruzione delle narrazioni ufficiali e sull’impatto della globalizzazione nel ridisegnare confini e appartenenze. “L’arte non è compatibile con l’attività economica, ma è l’unica che permette una mentalità critica”, ha dichiarato l’artista. Dopo decenni di assenza dall’Italia, il suo ritorno è un’occasione per riscoprire una delle voci più silenziose ma incisive del panorama contemporaneo.
Testo: Germano D’Acquisto
Foto: Ludovica Arcero
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