Frankenstein di Del Toro incanta Venezia 82: un’epopea sull’essere umani
Guillermo Del Toro ha sempre sognato di dare un volto cinematografico definitivo al mito creato da Mary Shelley. A Venezia, in concorso, ha finalmente presentato il suo Frankenstein, epopea visionaria che dopo il passaggio festivaliero approderà in sala il 22 ottobre. Non un horror gotico, ma un dramma epico sul senso dell’umanità, un tema che attraversa tutta la sua filmografia e che qui trova nuova forma.
Il tappeto rosso del sabato pomeriggio ha visto il regista messicano sfilare insieme al cast. Su tutti Oscar Isaac, che presta corpo e tormento allo scienziato, e Jacob Elordi, ex giocatore di rugby, chiamato a incarnare la Creatura, emblema di fragilità e mostruosità intrecciate. E poi tanti, tantissimi ospiti italiani e internazionali come Callum Turner, Leonie Hanne, Aaron Taylor Johnson, Paris Jackson, Clara Luciani, Jesse Williams, Sofia Carson e Leslie Bibb.
Il film è un cocktail di paesaggi estremi e scenari bellici ottocenteschi che spingono la vicenda oltre la tradizione del racconto gotico, trasformandola in un viaggio universale, un’odissea alla ricerca di un senso possibile in un mondo che spesso sembra averlo smarrito.
“Viviamo sicuramente in un momento di terrore e intimidazione – ha raccontato Del Toro in conferenza stampa – e l’unica risposta sono il perdono e l’amore. La domanda centrale del libro è: cosa significa essere umani? Per me il compito più urgente, per tutti, è restare umani. Questo film è per chi sta cercando di mantenere la propria anima”.
A Venezia, dove il mito e l’attualità convivono, il suo Frankenstein diventa così più che un adattamento: un manifesto di resilienza, un atto di fede nell’arte come ultimo rifugio dell’umano.
Testo: Germano D’Acquisto
Foto: Ludovica Arcero
