29.10.2025 Castello di Rivoli, Turin #arte

Domani torno: Enrico David riscrive se stesso al Castello di Rivoli

Castello di Rivoli, Turin

Nessuna nostalgia, solo presenza. “Domani torno” al Castello di Rivoli non è solo una mostra, è un ritorno messo in scena come un atto performativo collettivo. Enrico David – anconetano, londinese d’adozione, outsider per vocazione – rientra in Italia dopo quarant’anni di distanza con la più grande personale mai dedicatagli, curata da Marianna Vecellio, e lo fa nel modo più radicale possibile: trasformando la Manica Lunga in una macchina teatrale della memoria.

In occasione dell’opening di mercoledì, tra gli arazzi, i manichini snodabili, i letti ribaltabili e i neon verdastri che citano l’azienda paterna – la “Neon Ancona” -, si è mosso un pubblico da grande evento: artisti, registi, curatori, galleristi, direttori di museo. Accompagnati dal direttore Francesco Manacorda hanno sfilato tra gli altri, Luca Guadagnino, Carolyn Christov-Bakargiev, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Pedro Barbosa, Guglielmo Castelli, Monica Bonvicini, Michael Anastasiades, Ralph Rugoff, Jeremy Deller. L’atmosfera era quella di un’apertura intensa, piena di conversazioni e sguardi, con il pubblico che si è mosso tra i vari lavori come dentro un set cinematografico, tra stupore, riconoscimenti e una certa eccitazione collettiva.

Le oltre ottanta opere in scena coprono trent’anni di pratica, distribuite in sei ambienti che funzionano come stanze della mente: da “Madreperlage” a “Ultra Paste”, da “Absuction Cardigan”, selezionata nella shortlist per il Turner Prize 2009 ed esposta alla Tate Britain, a “Tutto il resto spegnere”, parte del lavoro esposto al Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2019, fino alla nuova produzione “Il centro dei miei occhi è 160” (1995–2025), che apre il percorso come un cortocircuito biografico e simbolico.

“Le opere di Enrico David resistono alla decodificazione”, ha scritto la curatrice Vecellio. E in effetti, in un momento in cui l’immaginazione rischia di diventare un file condiviso, “Domani torno” è una dichiarazione d’indipendenza: il corpo, la materia, la memoria come atto politico. Mentre fuori dal museo si parla di AI e algoritmi, dentro il Castello tutto torna ad essere umano.

Testo: Germano D’Acquisto
Foto: Niccolò Campita

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