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Romina Bassu

Con la mia arte femminista rendo la fragilità un superpotere

«Nei miei lavori racconto gli effetti della cultura patriarcale sulla psiche delle donne: dall’alienazione al vuoto esistenziale»

Ci sono echi dei film di Ingmar Bergman, soprattutto Persona, ma anche atmosfere che ricordano tanto le nature morte di Giorgio Morandi nei ritratti femminili di Romina Bassu. L’artista romana sceglie una strada solo in apparenza sussurrata – le sue giovani donne appaiono quasi eteree – per lanciare un messaggio forte. Attraverso acquerelli e acrilici su tela, quest’artista quarantaduenne che ha scelto di mettere radici nella Capitale dopo aver vissuto per anni a Berlino, Siviglia e Londra, sfida gli stereotipi e invita tutti noi a una riflessione profonda sulla condizione femminile. Nei suoi quadri, infatti, le protagoniste perdono i loro lineamenti e i loro sguardi, diventando così testimoni di un’esperienza collettiva e simbolo di una condizione universale, che coinvolge tutti. Questo percorso avviene attraverso uno stile asciutto, atmosfere sospese e colori desaturati che sembrano arrivare da un’altra epoca, da un altro tempo.
Nonostante lo sguardo dolcissimo e i modi delicati, Romina è dunque una pittrice guerriera che esplora la psicologia che si cela dietro un fenomeno che va ben oltre il semplice impatto visivo, radicandosi in una cultura che continua a ridurre il corpo femminile a mero oggetto di consumo. Incontriamo l’artista in prossimità di Arte Fiera, manifestazione bolognese dedicata all’arte moderna e contemporanea che si svolge dal 7 al 9 febbraio. I suoi quadri saranno esposti nello stand di Studio Sales di Norberto Ruggeri di Roma.

Chi sono le donne protagoniste dei suoi dipinti?

Romina Bassu :

«Sono donne colte in momenti di vulnerabilità che rivelano le loro inquietudini, intrappolate tra tacchi, acconciature impeccabili e il peso delle aspettative. Indago il conflitto perpetuo tra realtà e ideali imposti»

Perché sembrano svuotate… quasi prive di anima?

Romina Bassu  :

«Il mio obbiettivo è raccontare l’impatto di una cultura patriarcale profondamente misogina sulla psiche femminile, sottolineo come questo si traduca in alienazione e in un senso di vuoto esistenziale. I personaggi che popolano i miei scenari sono spesso preda di instabilità emotiva, assumono pose e comportamenti innaturali, derivanti dallo sforzo di aderire a modelli di condotta opprimenti. L’assenza dello sguardo, un elemento ricorrente nelle mie opere, amplifica il senso di blocco e auto-sabotaggio, evidenziando la disconnessione dal corpo»

Una domanda che le avranno fatto mille volte: come mai gli uomini non sono mai presenti nei suoi lavori?

Romina Bassu :

«Pur avendo dipinto recentemente qualche personaggio maschile, la figura femminile è sicuramente quella che riempie la maggior parte delle mie tele. Trovo che l’universo femminile sia quello che mi tocca più da vicino. Essendo donna, riesco a comprendere meglio le sue sfumature e a raccontarle con autenticità. L’identità collettiva e l’esperienza personale si intrecciano naturalmente, dando vita a una rappresentazione intima»

Ci racconta come nascono i suoi quadri?

Romina Bassu :

«Il mio lavoro pittorico nasce da una fase preparatoria fotografica. La maggior parte delle immagini è progettata in anticipo e poi interpretata dalle modelle in studio, spesso ne discuto con loro acquisendo preziosi suggerimenti. Questo scambio è determinante nel mio processo creativo, poiché consente alla mia esperienza di sintonizzarsi alla loro, creando una connessione profonda»

L’immaginario che racconta non sembra appartenere al nostro tempo ma agli anni 50. E’ così? Se sì, perché ha scelto quest’epoca per lanciare il suo messaggio?

Romina Bassu :

«Attualmente, le mie opere si collocano in una dimensione atemporale, difficile da inquadrare in un periodo storico definito. Tuttavia, per molti anni, la mia ricerca si è alimentata di materiale d’archivio, rotocalchi vintage, vecchie locandine di film classici e fotografie di famiglia. L’epoca degli anni Cinquanta mi affascinava, poiché rifletteva un mondo che anticipava le dinamiche sociali odierne. La donna dell’epoca incarnava codici estetici ancora profondamente radicati nella memoria collettiva. Ho cercato di decostruire l’immagine della “trophy wife”, simbolo di femminilità legata alla bionditudine e a un ideale di perfezione. La mia riflessione, intrisa di sarcasmo (oggi meno evidente), si trasformava in una sorta di distopia contemporanea»

In una vecchia intervista ha affermato che il suo lavoro è coerente con il pensiero femminista, laddove per femminismo si intende una prospettiva inclusiva e aperta. Può spiegarmi meglio?

Romina Bassu :

«La mia sensibilità artistica e personale si allinea con i valori del Femminismo, in particolare quello in cui siamo immersi, quello della quarta ondata: il Femminismo Intersezionale. In questa parola – intersezionalità – risiede proprio la chiave di apertura di un movimento che fino a qualche decennio fa includeva solo delle specifiche categorie. Oggi, più che mai, è importante validare queste diverse problematiche legate alla discriminazione e riconoscere il privilegio, invitando chi lo detiene, uomini in cima alla lista, a partecipare attivamente alla riflessione, superando un binarismo che fortunatamente inizia a essere messo fortemente in discussione. Nei miei lavori, cerco di catturare quella condizione in cui le persone, più spesso le donne, si sono fatte oggetto di norme imposte dalla cultura sociale ma che tentano di mantenere un’identità attraverso la messa a nudo delle proprie fragilità. Questa pratica, che per questioni culturali può sembrare tipicamente femminile, è in realtà universale».

Il suo lavoro è anche un’esperienza introspettiva. Una donna può diventare lo specchio di un’altra donna… Lei riuscirebbe a trovare la stessa empatia con un uomo?

Romina Bassu :

«Senza dubbio la componente introspettiva rappresenta nelle mie opere un punto focale e sicuramente l’immedesimazione con un’altra donna può risultare più immediata. Tuttavia, con i modelli maschili che ho ritratto si è creata una fortissima linea di empatia, in quei casi però ho preferito lasciare a loro lo spazio per far emergere il contenuto della loro vulnerabilità, per non togliere nulla alla forza della loro esperienza e del loro racconto, offrendo una rappresentazione condivisa»

Secondo lei, nell’arte, il corpo femminile ha assunto nuovi significati o ha ampliato quelli già indagati in passato?

Romina Bassu  :

«Nelle epoche passate, il corpo femminile nell’arte è stato rappresentato principalmente come oggetto di desiderio e idealizzazione. Oggi, non è più una figura passiva, ma diventa un soggetto attivo che esprime identità e autodeterminazione. L’arte di oggi affronta temi già esplorati negli anni ’60 e ’70, ma li porta su un piano più complesso e interdisciplinare, rispecchiando le trasformazioni di una società globalizzata e profondamente cambiata. L’ibridazione tra corpo e tecnologia, la decolonizzazione e il superamento delle dicotomie di genere sono solo alcuni esempi di come l’arte continui a interrogarsi e a ridefinire i confini del corpo»

Quali ritiene siano le potenzialità ancora inespresse della sua opera e come intende svilupparle?

Romina Bassu :

«Nella mia poetica, rappresento corpi femminili disattivati e disconnessi. Mi piace pensare che questi personaggi interrompano la loro funzione consumistica, smettendo di generare piacere, accondiscendenza e produttività in risposta al ‘male gaze’. Diventano macchine celibi che cessano di funzionare, inserendosi in una dimensione effimera dell’esistenza. Vorrei riattivare questi corpi, aprendo una nuova fase del mio lavoro. Esprimere la rabbia potrebbe rappresentare un punto di partenza valido, ma non ho ancora una visione chiara su come plasmare questa nuova dimensione corporea»

Qual è l’opera d’arte che la commuove di più?

Romina Bassu :

«Madre, di Joaquín Sorolla»

In quale casa invece non vorrebbero finissero mai i suoi dipinti?

Romina Bassu :

«Mi auguro che le mie opere non finiscano in luoghi dove il loro contenuto venga trascurato o frainteso»

Una donna che ammira oggi?

Romina Bassu :

«Ci sono molte donne che ammiro, difficile citarne solo una. Probabilmente quelle che stimo più intimamente fanno parte del mio quotidiano»

Mi faccio i fatti suoi: l’ultimo whatsapp inviato?

Romina Bassu :

«Avrei potuto mentire e dire “buona notte”, la verità è che l’ultimo messaggio è un’immagine di Marge e Homer Simpson che passeggiano sulla spiaggia con Pizzicottina, l’aragosta al guinzaglio: un inside joke»

Progetti per il 2025?

Romina Bassu :

«Oltre ad Artefiera a Bologna, parteciperò a una collettiva a Londra a maggio e alla Enter Art Fair di Copenaghen. Parallelamente, sto lavorando a un progetto focalizzato sul tema dell’isteria»

Intervista: Germano D’Acquisto
Foto: Ludovica Arcero

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