Il MACRO torna vivo: la riapertura che ridisegna la mappa culturale di Roma
Il MACRO ha riaperto le sue porte e, più che un’inaugurazione, è sembrata una dichiarazione d’amore alla città: Roma come materia viva, energia diffusa, tentativo perpetuo di reinventarsi. Cristiana Perrella, nuova direttrice artistica, ha presentato un museo poroso, abitabile, un organismo culturale che non si contempla ma si attraversa. All’opening dell’altra sera hanno preso parte tantissimi volti noti dell’arte e della cultura italiana e internazionale. Fra i tanti anche Alicja Kwade, Paolo Canevari, Beatrice Bulgari, Ines Musumeci Greco, Alessia Caruso Fendi, Veronica Siciliani Fendi, Giuliana Benassi, Alfredo Pirri, Alessandro Rabottini, Marco Delogu, Eva Fabbris, Quayola, Lina Pallotta, Leonardo Bigazzi, Cristiano Grisogoni, Sidival Fila, Andrea Salvino, Andrea Viliani, Theo Eshetu, Lucrezia Calabrò Visconti.
La stagione 2025-2026 appare come una mappa sentimentale della città, un atlante delle sue metamorfosi. Quattro mostre hanno inaugurato insieme, come un polifonico “buongiorno”: “UNAROMA”, a cura di Luca Lo Pinto e Cristiana Perrella, è una grande collettiva che registra il fermento artistico cittadino; “One Day You’ll Understand”, ancora curata da Perrella, è un viaggio nei 25 anni del festival Dissonanze, che tra il 2000 e il 2010 ha trasformato la capitale in un crocevia internazionale per la musica elettronica, la cultura digitale e l’arte. Poi la personale “Sorelle senza nome” di Jonathas de Andrade, sempre a cura di Cristiana Perrella, commissionata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede per il progetto di Conciliazione 5 e prodotta da Fondazione In Between Art Film; mentre “Abitare le rovine” del presente, a cura di Giulia Fiocca e Lorenzo Romito (Stalker), è un’indagine sulle capacità di rigenerazione urbana nate dal basso. Tutte queste mostre e l’intera programmazione sono promosse dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e Azienda Speciale Palaexpo.
C’è poi anche un colpo di teatro: il nuovo cinema del MACRO, una sala permanente che trasforma il museo in una piccola Cinecittà diffusa. La rassegna inaugurale, Cine-città, ha già portato i primi registi emergenti a presentare i loro film, mentre le domeniche mattina si aprono con una Roma raccontata dagli autori che la abitano e la osservano.
Intorno, un flusso continuo di performance, concerti, laboratori e talk che ha già rimesso in circolo un’energia quasi cardiaca: il public program come motore caldo e collettivo. Con questa riapertura, Perrella ha restituito al MACRO la sua vocazione più naturale: essere un luogo aperto, accessibile, permeabile ai desideri della città.
Lo scorso 11 dicembre non ha riaperto solo un museo: ha riattivato un ecosistema. Roma torna a specchiarsi in uno dei suoi riflessi più irregolari – e dunque più sinceri. Un MACRO vivo, finalmente. E profondamente romano.
Testo: Germano D’Acquisto
Foto: Niccolò Campita
