02.12.2025 Convention Center, Miami Beach #design

Design Miami inaugura un nuovo capitolo tra visioni e materia

Convention Center, Miami Beach

C’era l’aria elettrica delle grandi prime, l’altra sera a Pride Park, quando Design Miami ha inaugurato la sua 21ª edizione — la più grande di sempre — chiudendo in bellezza un anno che ha segnato il ventesimo compleanno della fiera. Un anniversario che non guarda allo specchietto retrovisore: il tema Make. Believe. non è nostalgico, è un invito a credere nel design come alibi perfetto per trasformare la realtà in una costruzione visionaria. E sull’opening, questa promessa si è vista nitidamente: colore, fantasia, ambizione, tutto acceso al massimo.

Nel padiglione di Katie Stout — un carosello psichedelico che ipnotizzava già dalla preview — sembrava di entrare nella pancia specchiante di un sogno pop. Mathieu Lehanneur arrivava con un salotto “aristocratico ma irreale”, completo di cuscini a forma di handbag e lampade floreali che tremolavano come se avessero un metabolismo proprio. E poi gli oggetti-mondo: i piatti d’argento di Jaydan Moore cuciti in un gigantesco Oculus scintillante, gli specchi-mutaforma di Cimone Kind Berman, il vetro tagliato di Vezzini & Chen che sembrava respirare.

Al cocktail dell’opening, un pontile vivente di designer, collezionisti e curatori — tra cui Patricia Urquiola, Conie Vallese e Dan Thawley — ha presenziato all’evento. Evento in cui Glenn Adamson, Design Miami 2025 Curatorial Director, ha presentato Design Miami 2.0, il progetto speciale che inaugura il “nuovo capitolo”: otto designer scelti come cartografi del futuro prossimo. Il messaggio? Se il design è un ponte verso ciò che ancora non esiste, qui lo stanno costruendo sul serio.

A vedere l’opening, una cosa è certa: Make. Believe. non è uno slogan, ma una dichiarazione di fiducia — forse l’unica possibile — nel potere del design di rendere il mondo un po’ più sorprendente. Anche solo per una sera a Miami.

Testo: Germano D’Acquisto
Foto: Michele Illuzzi

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