The Rome EDITION: un albero d’artista che fa vibrare le feste
L’altra sera, negli spazi morbidi e dorati del The Rome EDITION, il Natale ha abbandonato la sua iconografia più prevedibile per incarnarsi in un oggetto vibrante, sospeso tra rito collettivo e installazione sonora. Altro che abete decorato: qui l’albero delle feste diventa un corpo musicale, un dispositivo di risonanza emotiva firmato da Sara Ricciardi, che si conferma – nel caso servisse un’ulteriore prova – una delle progettiste più capaci di trasformare la materia in racconto.
Al centro della Lobby, l’opera si erge come una scultura gentile: aste in alluminio accordate come una costellazione di campane sottilissime, pronte a rispondere al tocco con vibrazioni che attraversano l’aria. Intorno, la colonna di frange firmate dall’Antica Fabbrica Passamanerie Massia Vittorio – rosso, bordeaux, vino, tutti i colori della temperatura umana – avvolge il tutto in un mantello tattile. È un albero che non si limita a “stare”, ma chiama: a toccarlo, a scuoterlo leggermente, a farsi parte di un unico respiro sonoro.
All’inaugurazione, si sono mossi volti noti e affezionati – Ernesto D’Argenio, Alessia Rizzetto, Jessica Bruno, Angelo Tropea, Paola Bettinaglio, Carmen Balosin – attratti da quell’oggetto che sembra uscito da un teatro delle meraviglie più che da un hotel di lusso. Ma è proprio qui che l’EDITION gioca la sua partita: trasformare l’ospitalità in un gesto di atmosfera, più culturale che decorativo. Lo ricorda con precisione Marina Rogova, General Manager, quando dice che ogni anno scelgono un’unica installazione per raccontare il proprio modo di vivere le festività. Quest’anno, quel modo ha la firma di Ricciardi e suona a mezza voce.
Lei, d’altronde, lo dice chiaramente: “Volevo un albero da vivere”. E infatti la sua creatura non invita alla contemplazione passiva, ma a una piccola coreografia sensoriale. Un gesto minimo – il polpastrello che sfiora, il braccio che oscilla – che si trasforma in un suono comune. Il Natale come risonanza, non come accumulo. Ricciardi, che da anni porta nel mondo il suo “form follows poetry”, qui trova una sintesi felice: artigianato storico, design empatico, un pizzico di ironia e quella leggerezza teatrale che rende ogni suo progetto una piccola cerimonia contemporanea.
Il Rome EDITION, così, inaugura la stagione festiva con un’opera che non chiede di essere capita, ma attraversata. Un albero che si ascolta. Un Natale che vibra. E una città – Roma – che scopre, ancora una volta, che la poesia può benissimo cominciare nella lobby di un hotel.
Testo: Germano D’Acquisto
Foto: Niccolò Campita
