Alcova Miami accende la città: l’opening che trasforma il Miami River Inn
Alcova Miami ha riaperto le sue porte ieri sera e, ancora una volta, l’ha fatto a modo suo: scardinando ritmi, aspettative e perfino la geografia emotiva della città. Il Miami River Inn — quell’incantevole anomalia del 1908 adagiata tra East Little Havana e un fiume che sembra sempre sul punto di raccontare una storia — si è trasformato in un dedalo vivo, pulsante, brulicante di materiali, corpi e idee.
Le quaranta stanze-veranda, le passerelle di legno, i cortili con le luci basse: ogni angolo è stato inghiottito da interventi site-specific che ieri hanno avvolto i visitatori come una serie di colpi di scena. Da AB+AC Architects a Dace Sūna, da Laufen con Roberto Sironi a Pininfarina con Alpha Additive, passando per gli immaginari visionari di Studio Maerz, Room-File, Evan Fay, Juana Truffat, Berto e Ombia Studio — tutto sembrava vibrare. Una mappa di energie in cui materiali e trasformazioni si rispondevano da una casa all’altra, generando quella sorta di trance interdisciplinare che è ormai il marchio di fabbrica di Alcova. Il momento più fotografato? THE GARDEN GAME: Patricia Urquiola e Haworth (Main Partner 2025) hanno trasformato il prato ovale in un playground concettuale, una scacchiera rosa Alcova che ieri sera è diventata un magnete per designer, curatori e ospiti internazionali.
L’atmosfera era quella delle edizioni che segnano: luminosa, polifonica, febbrile. Una serata in cui design, architettura e micro-comunità creative hanno trovato un linguaggio comune — fatto di luce tiepida, legno che scricchiola e conversazioni che finiranno sicuramente in qualche futuro progetto.
Alcova Miami 2025 è partita così: senza chiedere permesso, con quella sua consueta, bellissima irriverenza.
Testo: Germano D’Acquisto
Foto: Michele Illuzzi
