Baselitz e Fontana dialogano a Milano nella nuova casa di Thaddaeus Ropac
Thaddaeus Ropac ha scelto Milano per la sua nuova avventura, e non un indirizzo qualsiasi: Palazzo Belgioioso, architettura settecentesca firmata da Giuseppe Piermarini. Un luogo che parla di prestigio e che il gallerista austriaco ha trasformato nella sua nuova casa italiana. L’inaugurazione della galleria, diretta da Elena Bonanno di Linguaglossa, non è stata un brindisi veloce ma un vero e proprio trittico mondano: tre giorni di private view, cocktail party e cene esclusive al Museo Poldi Pezzoli, trasformato per l’occasione in teatro d’élite, con il gotha dell’arte e della cultura internazionale. Al lungo rendez-vous milanese hanno preso parte, fra i tanti, anche Roberto Bolle, Gilberto Zorio, Richard Deacon, Grazia Toderi, Sylvie Fleury, Yan Pei Ming, Francesco Vezzoli, Barnaba Fornasetti, Stefano Boeri, Ilaria Tronchetti Provera, Pierre Yovanovitch, Fabrice Hergott, Imran Qureshi, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Martina Mondadori, Bernard Blistène, Luca Massimo Barbero, Maria Theresa von Thurn und Taxis, Aimone e Olga di Savoia-Aosta e Carla Sozzani
Spettacolare la mostra inaugurale, L’aurora viene, che mette in scena un dialogo inatteso e affascinante tra Georg Baselitz e Lucio Fontana. I due non si sono mai incontrati, ma il maestro italo-argentino ha inciso profondamente l’immaginario del tedesco, che ancora oggi mantiene uno studio in Italia. In galleria si incontrano i bronzi monumentali e i dipinti recenti di Baselitz – figure sospese, centri oscuri, apparizioni che affiorano dall’ombra – accanto a un nucleo prezioso di opere di Fontana dagli anni Trenta ai Sessanta, prestato dalla Fondazione. Tra queste, spicca una Fine di Dio dal rosa intenso, vertice assoluto della ricerca fontaniana.
Il filo che lega i due artisti corre attraverso fenditure e vuoti: i tagli di Fontana, che spalancano la tela al cosmo, trovano eco nelle aperture oscure di Baselitz. In entrambi, distruzione e speranza coincidono. Fontana apriva a una nuova dimensione per l’era spaziale, Baselitz rovescia corpi e convenzioni per liberarsi dal peso della materia. Il resto è un gioco di echi e rimandi: titoli stravaganti, parole usate come estensioni dell’opera, ironie domestiche che alleggeriscono gesti radicali. «Portare Baselitz e Fontana in dialogo a Milano è un sogno che si realizza», sottolinea Thaddaeus Ropac, «perché qui Fontana ha scritto pagine decisive della storia dell’arte e Baselitz ha trovato un interlocutore immaginario che lo accompagna da decenni». Non è tanto questione di vicinanza formale, quanto di energia condivisa: un’arte che non rappresenta ma evoca, che non descrive ma annuncia. Un debutto che misura il passo di Ropac sul terreno più impegnativo: quello dell’infinito.
E il passo successivo è già annunciato: dal 21 novembre Palazzo Belgioioso ospiterà una doppia personale, quella di VALIE EXPORT e Ketty La Rocca, figure cardine della sperimentazione visiva e linguistica tra corpo, femminismo e radicalità. Un segnale chiaro della direzione che la nuova sede intende percorrere.
Testo: Germano D’Acquisto
Foto: Ludovica Arcero
Installation Views: Roberto Marossi. Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Milan · Seoul.
