21.07.2025 Palazzo Reale, Milan #arte

Valerio Berruti a Palazzo Reale: un viaggio tra infanzia, arte monumentale e musica

Palazzo Reale, Milan

C’è qualcosa di profondamente sovversivo nel lavoro di Valerio Berruti. Non per la retorica dell’infanzia – che pure attraversa tutta la sua produzione – ma per il modo in cui ne fa detonatore poetico e specchio sociale, ribaltando i codici della nostalgia in gesto politico, e l’innocenza in responsabilità. Con la mostra More than kids, a Palazzo Reale fino al 2 novembre, Berruti non espone: mette in scena. Anzi, dirige. E lo fa con l’ambizione di un regista totale, costruendo un percorso visivo e sonoro che si muove tra sculture monumentali, video-animazioni, affreschi e installazioni immersive. Come la giostra “La giostra di Nina” – musica di Ludovico Einaudi – su cui si può davvero salire, sospesi tra gioco e gravità.

A curare il tutto è Nicolas Ballario, che spinge la lettura della mostra oltre l’apparente delicatezza figurativa: “Non è un discorso sull’infanzia, ma su ciò che l’infanzia ci obbliga a guardare.” Le figure sospese di Berruti, bambini in bilico tra tempo e spazio, sono archetipi collettivi, profezie mute, identità da decifrare. C’è chi galleggia, chi dorme sulla terra arsa, chi invita al silenzio. Tutti ci interrogano. E se la domanda è “siamo ancora in tempo per cambiare le cose?”, la risposta – scomoda – è nelle nostre reazioni.

La mostra, che è anche un’orchestrazione musicale di voci altissime – da Daddy G dei Massive Attack, autore della colonna sonora di “Don’t let me be wrong”, a Samuel dei Subsonica, Rodrigo D’Erasmo, Paolo Conte, Sakamoto- , è stata inaugurata l’altra sera a Milano alla presenza di moltissimi volti noti della cultura. Fra i tanti, oltre a Berruti accompagnato dalla moglie Elisa Giordano, anche il curatore Nicolas Ballario, Antonio Marras, Malika Ayane, Tommaso Sacchi, Rodrigo D’Erasmo, Stefano Seletti, Francesca Lavazza, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Gianfranco Maraniello.

Gli ospiti si sono mossi fra i vari lavori dell’artista piemontese. Ogni opera è un’eco, un loop emotivo, una sinestesia. E ogni stanza di Palazzo Reale – spazio monumentale che accoglie senza inghiottire – è un varco verso quel luogo dove tutti siamo stati e dove, forse, dovremmo tornare. Non per regredire, ma per ricordare. E rivedere.

Foto: Ludovica Arcero
Testo: Germano D’Acquisto

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