
Vanno in scena le provocazioni senza tempo di Moschino
Continua con successo l’opera di decostruzione e ricostruzione dell’estetica di Moschino da parte di Adrian Appiolaza. Il direttore creativo riesce sempre meglio nell’intento di utilizzare gli elementi più riconoscibili dell’iconografia del marchio restituendo loro freschezza. Quest’intenzione è evidente e dichiarata in modo quasi sfacciato, dal momento in cui la sfilata si apre con le citazioni dell’abito manichino. Una provocazione del fondatore Franco Moschino del 1992, e volutamente non finito, con ancora le imbastiture. La passerella quindi procede con un gioco di riferimenti al processo di costruzione dell’abito, nel quale l’imperfezione e il non finito diventano scelte stilistiche. Il mix aggrovigliato delle tipiche intuizioni e provocazioni procede in un dialogo immaginario tra il fondatore e il direttore creativo. Da un lato si nota l’utilizzo esasperato degli elementi più riconoscibili del brand, lo smiley, la cintura con il logo dorato, le balze, i fiocchi e i pois. Dall’altro Appiolaza sperimenta il linguaggio provocatorio della maison proponendo abiti realizzati in carta o sacchi della spazzatura. La sfilata si chiude con una maxi T-shirt con stampato lo slogan Sos-Save Our Sphere, allarme lanciato già da Franco Moschino e, dopo decenni, ancora inascoltato. A godersi lo spettacolo c’erano tra gli altri ospiti Normani, Annalisa, Franco Masini, Heart Evangelista, Mabel e Alexia Eram.
Foto: Ludovica Arcero
Testo: Giuliano Deidda