Carlo Capasa
Bisogna trovare, magari grazie ai giovani, l’energia per mantenere la moda di moda
“Quando sono arrivato CNMI si occupava solo della Fashion Week. C’è stato un grande cambiamento impresso dai player del settore”
La sede di Camera Nazionale della Moda Italiana non potrebbe essere in una sede più appropriata. Si tratta infatti di un palazzo in piazza Duomo, il simbolo di Milano. Qui incontriamo il Presidente Carlo Capasa alla vigilia della Milano Fashion Week, nel suo studio minimal, muri bianchi e mobili neri, che dialoga piacevolmente con l’architettura gotica della cattedrale sulla quale si affaccia. L’unico vezzo dell’arredamento è costituito dal divano Adaptation disegnato da Fabio Novembre per Cappellini. “Amo molto questo divano, anche perché Fabio è un amico. Ma soprattutto condivido il concetto che rappresenta, l’adattamento a condizioni avverse. Questo è esattamente ciò che ha dimostrato di saper fare la moda nei decenni, riuscendo così a superare le crisi con successo,” ci ha spiegato, prima di raccontarci la sua visione e gli obiettivi di CNMI.
Questo è il suo decimo anno come Presidente. Quali sono state le sfide più difficili che ha dovuto affrontare?
Carlo Capasa :
Sono sia Presidente che Ceo per cui, oltre alle attività istituzionali, mi spetta anche la parte operativa. Quando sono arrivato CNMI si occupava solo della Fashion Week. C’è stato un grande cambiamento impresso dagli stessi player del settore. È finalmente passato il messaggio che è necessario fare associazione di sistema per dialogare con gli interlocutori istituzionali. Io nasco come imprenditore, per cui mi relaziono da pari con i nostri soci. Il nostro board è composto da un gruppo di imprenditori e Ceo, da Patrizio Bertelli a Gildo Zegna, passando per Remo Ruffini, che hanno accolto con entusiasmo l’invito al cambiamento. Anche chi non fa parte del consiglio per scelta, come Brunello Cucinelli, Giorgio Armani e Diego Della Valle, è comunque coinvolto per portare avanti delle istanze comuni e raccontare la moda italiana a livello internazionale.
Quali sono gli obiettivi raggiunti dei quali è orgoglioso?
Carlo Capasa :
C’erano alcune questioni fondamentali da affrontare, a partire dalla sostenibilità, a seguire l’attenzione per i nuovi designer, la formazione, la digitalizzazione, lo storytelling e le relazioni istituzionali. Ho istituito otto tavoli di lavoro sulla sostenibilità, creando dei protocolli e delle linee guida che coinvolgessero tutta la filiera. Abbiamo voluto da subito fare sistema, per questo sono anche vice presidente di Altagamma (associazione dei marchi di lusso italiani, Ndr) con delega alla moda. Ci siamo voluti collegare con le altre associazioni e realtà cercando man mano di condividere con loro delle istanze. Il grande lavoro fatto sulla sostenibilità è stato frutto della collaborazione con diversi attori esterni, come Quantis per la consulenza ambientale e Fair Wage Network per la sostenibilità sociale. Abbiamo dato vita con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, UNHCR, un progetto di formazione di un gruppo di rifugiati inserendoli successivamente in 30 aziende del settore.
Quanto è cambiato il settore in questi anni dal suo punto di vista?
Carlo Capasa :
In questi 10 anni abbiamo collaborato con tutti i governi italiani che si sono avvicendati e naturalmente anche con il Parlamento Europeo. Due anni fa abbiamo costituito la European Fashion Alliance. Sono un convinto sostenitore del fare sistema, per cui ho spinto anche con le associazioni degli altri paesi europei. EFA rappresenta oggi 21 paesi associati. La moda è un’industria creativa, non può essere valutata con gli stessi parametri degli altri tipi di industria. Per questo è necessario difendere le piccole realtà, rispettare i processi creativi e puntare alla sostenibilità in modo intelligente. L’Italia è il primo produttore di alto livello al mondo. Senza di noi non esisterebbe la moda come la conosciamo. Si tratta di un’industria che crea sogni. Quando è il marketing a dettare le regole vuol dire che abbiamo perso un pezzo. Per questo abbiamo stretto un protocollo d’intesa con Confartigianato, per esempio. L’Italia è divisa in distretti della moda, nei quali piccole e grandi realtà sono collegate. Questo è il segreto della forza della nostra filiera, garanzia di creatività, efficenza, precisione e sostenibilità.
L’ultima edizione di Milano Fashion Week Men’s Collection è stata caratterizzata da un calendario un po’ sottotono, ma forse per questo è stata l’occasione per valorizzare alcuni brand emergenti. Può fare un bilancio di come è andata?
Carlo Capasa :
Si sono verificati problemi di diversa natura. Da un lato la congiuntura economica avversa, dall’altro ci sono state circostanze contingenti specifiche di alcuni brand, dimissioni dei direttori creativi a anniversari che richiedevano un palcoscenico adeguato. Credo che entro un paio di stagioni si tornerà a un calendario ricco. La moda uomo è per noi importante, si tratta del settore che ha risentito meno della crisi. Trovo giusto che la narrazione sia diversa da quella delle passerelle femminili. In una sfilata co-ed le proposte maschili difficilmente possono essere le protagoniste. Paradossalmente, hanno beneficiato i giovani di questi vuoti, guadagnando spazi di visibilità. Mi auguro che quest’attenzione sugli emergenti si mantenga anche in futuro quando si tornerà a numeri normali.
Proprio l’investimento sui brand emergenti è uno dei focus di CNMI. Come Milano sta diventando sempre di più l’epicentro dell’innovazione e della ricerca?
Carlo Capasa :
Questo è possibile anche grazie alla collaborazione dei grossi brand, che ci aiutano a supportare i giovani, mettendo per esempio a loro disposizione bellissimi spazi. Il Camera Moda Fashion Trust, di cui si sono aperte le candidature per il bando 2025, vede la partecipazione di 60 professioniste italiane che si occuperanno del mentoring e tutoring dei giovani talenti che si aggiudicheranno il sostegno finanziario di 50.000 euro. Vorrei anche ricordare l’iniziativa del Fashion Hub, luogo di incontro e fucina di progetti innovativi, aperto al pubblico e alla città di Milano durante i giorni della Fashion Week. Il progetto, dedicato ai giovani e ai talenti internazionali, è supportato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e da Agenzia ICE.
Qual è oggi l’obiettivo di Camera Nazionale della Moda Italiana?
Carlo Capasa :
Bisogna trovare, magari grazie alla passione dei giovani, l’energia per mantenere la moda di moda. Se diventa solo marketing è destinata a sparire. Se eliminiamo la passione, il coinvolgimento e il punto di vista non ha più senso. La moda ti deve aprire dei mondi. Quando entri in una sala prima che inizi una sfilata, già percepisci qualcosa dello stilista e della collezione che sarà presentata. Abbiamo visto durante il Covid cosa significa perdere l’esperienza. La moda si nutre di tutti e cinque i sensi, ma soprattutto del sesto, ovvero l’emozione.
Intervista: Giuliano Deidda
Ritratti: Ludovica Arcero