fbpx
01.03.2025 Milano #arte

Verdiana Patacchini

Con le mie sculture non racconto storie, ma evoco immagini

“Sono sedotta dai capolavori antichi. Quella del passato è un’eredità fondamentale per comprendere il nostro quotidiano”

La sua è un’arte che scava nel passato, affonda le radici nella creatività di ieri per lanciare messaggi senza tempo. Lei è Verdiana Patacchini, un’artista in costante evoluzione che trae ispirazione dalla statue antiche, dai graffiti primitivi e dagli affreschi pompeiani per affrontare temi contemporanei come la metamorfosi, l’imperfezione e il legame con la terra. Originaria di Orvieto, classe 1984,Verdiana ama sperimentare utilizzando i media più disparati: lino crudo, inchiostro, olio, grafite, raku giapponese, fuoco, pietre  ma soprattutto ceramica e pittura. L’effetto finale sono opere ibride che intrecciano figurazione e astrazione.

Laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, nel 2011 espone alla 54esima Biennale di Venezia all’interno del Padiglione Italia. Nel 2015, dopo aver vinto una residenza artistica, vola a New York, dove vive tutt’ora. Il suo laboratorio è quasi un compendio della sua poetica: si trova infatti all’interno del Mana Contemporary, dinamica comunità creativa dove il confronto con artisti dalle sensibilità diverse diventa fonte di ispirazione essenziale. Incontriamo Verdiana, impegnata fino al 9 marzo alla Room 57 Gallery di New York per la collettiva People, Places & Things, durante il suo ultimo soggiorno in Italia.

La sua filosofia in tre parole?

Verdiana Patacchini : 

Leggerezza – Onestà Intellettuale – Soluzione. Le vedo come tre colonne portanti. Cerco sempre un equilibrio tra l’onestà del processo creativo, la ricerca di soluzioni visive e quella leggerezza che rende il tutto accessibile e spontaneo.

Da dove viene il nome Verdiana?

Verdiana Patacchini :

Mia madre mi ha raccontato che lesse questo nome da ragazzina e ne rimase colpita, cosi’ lo scelse per me. Si dice che nel nome di una persona ci sia la voce della madre, un pensiero delicato che trasmette sicurezza.

Busto in rosso (dalla serie Figure Bugiarde \ Deceitful Figures | 2024 |Pigmenti su carta indiana su legno e ceramica smaltata |50 x 40 x 20 cm

 

Nelle sue opere utilizza i materiali più disparati. Perché questa varietà?

Verdiana Patacchini :

La varietà è un impulso naturale per me, mi diverte scoprire e mischiare materiali diversi. Mi affascina la certezza della sorpresa: approfitto dell’imprevedibilità dopo studi e tentativi. Ho una visione pittorica anche se da diversi anni sono concentrata sulla scultura. Ogni materiale alla fine, diventa un mezzo o un pretesto per trovare sempre soluzioni nuove.

Ricorda la sua prima opera d’arte?

Verdiana Patacchini : 

Ho inziato con l’olio su tela in accademia. Finiti gli studi, ho cominciato abruciare il polistirolo, che dipingevo e riassemblavo sotto forma di totem. Poi lo incollavo su lastre di ferro che elaboravo con degli acidi. Mi piaceva il contrasto tra il mio aspetto fisico e la brutalità di quei lavori. Usavo lo pseudonimo Virdi, per confondere l’interlocutore.

Ritratto di donna con sigarette (dalla serie Figure Bugiarde) | 2024 | pigmenti su carta indiana su legno e ceramica smaltata | 45 x 38 x 15 cm

 

Il suo è un universo pittorico dove miscela esperienze che si perdono nei secoli: ha un’ossessione per il passato?

Verdiana Patacchini :

Sono sedotta dai capolavori antichi e ossessionata dal dover ricreare una mia visione personale di quelle opere così raffinate ed enigmatiche. Quella del passato è un’eredità fondamentale per comprendere il nostro quotidiano.

Chi sono i personaggi che popolano le sue sculture?

Verdiana Patacchini :

I miei lavori recenti rappresentano spesso figure femminili o sagome antropomorfe, lasciando ampio spazio all’interpretazione. Non racconto storie precise, preferisco evocare immagini. In passato evitavo di affrontare l’universo femminile, temendo di sembrare banale. Ma mi sbagliavo: ho capito quanto sia un tema ricco di ispirazione e introspezione. Attualmente sto lavorando proprio a una serie dedicata alle donne: è un omaggio alle sfide della contemporaneità.

I temi affrontati nei suoi lavori vanno dalla metamorfosi all’imperfezione. L’immobilità e la perfezione non l’attraggono?

Verdiana Patacchini :

L’imperfezione è parte di noi, e la metamorfosi vive nell’equilibrio tra tradizione e innovazione. Più che essere attratta dalla perfezione o dall’immobilità, sono incuriosita dal dialogo tra illusione e realtà.

La rivolta si incanta sotto le Stelle | 2025 | ceramica smaltata| 46 x 47 x34 cm

 

Vive da molti anni negli Stati Uniti: le manca l’Italia? 

Verdiana Patacchini :

L’Italia mi manca sempre, è il luogo delle mie radici, dove vive la mia famiglia, gli amici cari e dove la bellezza è ovunque.

Com’è l’Italia vista da lì?

Verdiana Patacchini : 

In America amano il nostro Paese, lo vedono come un concentrato di arte e piacere di vivere. Non sono partita per colmare una mancanza, ma per curiosità, ed è proprio questa curiosità che mi tiene ancora qui ora.

Installazione per la mostra Beyond the mirror | 2024 | LSpace Gallery 524 W 19 street New York. (Deceitful Figure with vintage earring, pigmenti su carta su legno e ceramica smaltata)

 

Come è cambiata l’America negli ultimi 10 anni?

Verdiana Patacchini :

L’America è un caleidoscopio di contrasti e diversità, in continua evoluzione. Negli ultimi dieci anni ho visto progressi e nuove tensioni che riflettono le sfide di una società multiforme. New York, con la sua energia travolgente, incarna questa complessità. È un luogo dove creatività, cultura e innovazione convivono, ispirando chi ci vive.

Qual è il suo posto prediletto in cui trae ispirazione per dar vita ai suoi progetti?

Verdiana Patacchini :

Il Metropolitan Museum. Lo visito da sempre, fin dai miei primi anni newyorkesi. La varietà delle sue collezioni, dall’arte egizia a Balthus, le porcellane francesi: tutto mi aiuta a riorganizzare la mente. Ogni volta esco con la sensazione di aver trovato qualcosa che non stavo nemmeno cercando. E poi c’e’ il mio quartiere, Two Bridges, a down town Manhattan, accanto a Chinatown. È un melting pot culturale, stravagante, molto giovane, dove si trovano gallerie emergenti del Lower East Side, negozi indipendenti e di tendenza. Sembra di vivere immersa in una rivoluzione continua. Un altro luogo che amo è Dime Square, una delle pochissime piazze di Manhattan. E’ l’unico luogo che mi ricorda ciò che più mi manca di Roma: bere un bicchiere di vino all’aperto in piazza. Ma qui, quella stessa atmosfera si fonde con una scena bohémien nuova, in evoluzione e in fermento.

Se lei fosse un luogo?

Verdiana Patacchini :

Sarei una città vibrante e multiforme, con il mare a due passi per nuotare.

Se non fosse diventata artista?

Verdiana Patacchini : 

Forse mi sarei occupata di falsi d’arte. Trovo affascinante la dicotomia autentico – artefatto. Anche nel mio lavoro amo interrogare il confine tra vero e falso.

Progetti per il 2025?

Verdiana Patacchini :

Nel mio studio al Mana Contemporary sto lavorando a una nuova serie di sculture, mentre a luglio tornerò a Pietrasanta per lavorare con uno dei materiali che più amo: la ceramica.

 

Intervista: Germano D’Acquisto
Ritratti: Ludovica Arcero

More Interviews
Vedi altri