Joana Vasconcelos
L’arte è rendere straordinario tutto ciò che è ordinario
«La vita quotidiana è la mia principale fonte di ispirazione perché credo che l’opera d’arte definitiva sia la vita stessa»
Dalle collezioni outdoor ispirate ai tramonti di Lisbona alle scenografie della sfilata Dior: Joana Vasconcelos è una delle artiste più gioiose, colorate e ottimiste del panorama internazionale. Ma non lasciatevi ingannare dal suo sorriso perché questa straordinaria creativa di origine portoghese è anche un’indomita guerriera. Il suo marchio di fabbrica infatti è rappresentato dalle “valchirie”, surreali e coloratissime sculture biomorfe in tessuto, cuciture e ricami, che si ispirano alle potenti figure femminili della mitologia norrena. Eroine che incarnano lo spirito, la forza e la resilienza insita in ogni donna di oggi. Classe 1971, nata a Parigi, oggi Joana firma un universo composito dove convivono influenze diverse: Louise Bourgeois e il realismo magico di Fernando Pessoa, Marcel Duchamp e il Barocco. Le sue installazioni sono state esposte in ogni angolo del Pianeta: da Versailles alla cappella gotica del Château de Vincennes, dal Guggenheim di Bilbao fino all’ultima edizione del Brafa, prestigiosa fiera d’arte allestita a Bruxelles. Proprio qui, negli spazi dell’Expo, sull’altopiano di Heysel, l’artista ha presentato due delle sue “valchirie”. Megasculture sospese a una decina di metri da terra che ha realizzato mixando volumi, texture e colori e combinando artigianato classico e tecniche contemporanee. “E’ il mio tributo all’eredità storica di Brafa che quest’anno ha compiuto 70 anni e, al tempo stesso, è un’esperienza immersiva che collega tradizione e innovazione”, ci ha raccontato Joana.
Partiamo con la domanda apparentemente più semplice ma in realtà più complessa di tutte: cosa è per lei l’arte?
«Per me l’arte consiste nel rendere straordinario l’ordinario, mescolando le realtà tangibili della vita con le infinite possibilità dell’immaginazione. È questa coesistenza tra reale e surreale, quotidiano e fantastico, a dare al mio lavoro il potere di ispirare e risuonare profondamente»
La vita quotidiana è la sua principale fonte di ispirazione, eppure le sue opere sembrano provenire da un altro mondo: come riesce a far coesistere queste due dimensioni?
«La vita quotidiana è davvero la mia principale fonte di ispirazione perché credo che l’opera d’arte definitiva sia la vita stessa. Per me, l’arte non è confinata a un oggetto specifico o a un singolo momento nel tempo; è un processo dinamico e in continua evoluzione, in cui storia personale, patrimonio culturale ed espressione artistica si intrecciano. Anche se le mie opere sembrano provenire da un altro mondo, sono profondamente radicate nel quotidiano. I materiali, gli oggetti e i temi che utilizzo provengono dalla vita di tutti i giorni, ma attraverso il mio processo artistico li trasformo ed elevo, dando loro nuovi significati e prospettive. Questo gioco tra il familiare e lo straordinario crea un senso di alterità pur rimanendo intrinsecamente connesso alle esperienze condivise»
La sua poetica non fa riferimento né segue alcun movimento artistico, passato o presente. Quanto è stato difficile per lei, come artista donna indipendente, essere accettata nell’ambiente artistico?
«Come artista emergente con una visione indipendente, ho spesso dovuto percorrere un cammino difficile nel mondo dell’arte. Il mio lavoro non si allinea né segue alcun movimento artistico specifico, passato o presente, il che a volte mi ha posizionata fuori dai quadri tradizionali dell’establishment artistico. Questo, combinato con il fatto di essere una donna in un campo prevalentemente maschile, ha rappresentato ostacoli unici. Nel corso della mia carriera, sono stata spesso la prima donna a raggiungere determinate tappe, come le installazioni a Bilbao e Versailles o essere la prima ospite d’onore donna a Brafa. Sebbene questi traguardi siano significativi, mi spingono sempre a interrogarmi sul perché tante donne talentuose prima di me non abbiano ricevuto le stesse opportunità»
E che risposta si è data?
«Il mondo dell’arte ha storicamente privilegiato materiali e approcci—spesso associati agli artisti maschi—considerati più “nobili”, perpetuando uno squilibrio nella rappresentazione e nel riconoscimento. Avere una mentalità indipendente ha significato tracciare un percorso personale, resistere ai limiti imposti dalle norme esistenti e creare spazi affinché voci come la mia possano essere ascoltate. La lotta femminista è tutt’altro che conclusa, e sono profondamente impegnata a usare la piattaforma che ho costruito per affrontare questi problemi, sfidare le strutture esistenti e contribuire a un mondo dell’arte più inclusivo ed equo. Il viaggio non è stato privo di difficoltà, ma ha alimentato la mia determinazione a creare opere significative che risuonano con il pubblico e ispirano dialogo».
Intervista: Germano D’Acquisto
Foto: Michaël Huard