
Spazio e Astrazione: Maria Helena Vieira da Silva alla Collezione Peggy Guggenheim
A Venezia sipario su una mostra davvero speciale: “Maria Helena Vieira da Silva. Anatomia di uno spazio”, curata da Flavia Frigeri. L’esposizione, aperta fino al 15 settembre 2025, è un’occasione unica per scoprire il lavoro di una delle artiste più originali del XX secolo, portoghese di nascita, ma con un percorso internazionale che l’ha vista oscillare armonicamente fra Parigi e Rio de Janeiro.
All’opening dell’altra sera hanno partecipato numerosi ospiti internazionali. Anche noi di Say Who eravamo in Laguna e abbiamo fotografato fra gli altri, Karole P. B. Vail, direttrice della Peggy Guggenheim Collection, Anish Kapoor accompagnato dalla moglie Oumaima Boumoussaoui, la curatrice della mostra, Flavia Frigeri, la direttrice generale della Galerie Jeanne Bucher Jaeger, Véronique Jaeger, Bruno Racine, direttore di Palazzo Grassi, gli artisti Fabrizio Plessi e Giulia Andreani e lo storico e critico d’arte, Luca Massimo Barbero.
La mostra, con circa 70 opere provenienti da musei di mezzo mondo come il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Guggenheim e il MoMA di New York, e la Tate Modern di Londra, racconta l’evoluzione del suo stile, che intreccia astrazione e figurazione con un’attenzione tutta particolare agli spazi, reali e immaginari. Quello che colpisce di più è come l’esposizione veneziana metta in discussione vecchie idee sul lavoro di Maria Helena. Per molto tempo associata al movimento Informale, ora emerge con forza l’idea di come la sua arte fosse molto più personale e originale, influenzata dalle sue esperienze francesi e brasiliane durante la Seconda guerra mondiale.
Le sue opere, con le loro strutture labirintiche e le prospettive frammentate, sono un modo perfetto per esplorare un mondo in continuo cambiamento. Insomma, attraverso questa mostra il pubblico ha l’opportunità di (ri)scoprire un’artista, spesso rimasta nell’ombra, che ha saputo reinventare lo spazio e la sua percezione in un modo davvero unico e originalissimo.
Foto: Niccolò Campita
Testo: Germano D’Acquisto